L’incredibile gol di Andrè ‘O Pisello! (che nessuno vi racconterà)
I gol chè non finiranno mai in prima pagina. I gol senza video. I gol dei campetti di periferia di Scampia e dintorni che hanno segnato una generazione. Ecco a voi, l'incredibile gol di Andrea Marigliano.
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Aritra RoyPer la rubrica “Gol impossibili che mai nessuno vi racconterà”, rubrica che non cambierà il mondo e che nessuno stava aspettando, voglio raccontarvi l’incredibile gol di’O Pisiello!
Anno 1998. Ho 10 anni. Scampia, campetto di “Abbasc ‘e Kappe”. Una vecchia pista di pattinaggio trasformata dai ragazzi del rione in uno strano campo di calcio a 6. Porte fatte con tubolari di ferro con tanto ti spigolo. Roba che se ci finivi con la testa dentro andavi direttamente al CTO. Linee fatte con pittura verde. Intorno alberi di pino rubapalloni. Intorno un muretto di tufo e cemento, una gigantesca arena. Nessuna rete di recinzione. Quando si sbaglia a calciare il pallone va lontano venti metri. Nella sterpaglia che il comune non taglia da 10 anni. Le reti sono rubate, chissà dove.
Non ci sono i social, non ci sono i cellulari. Io ho 10 anni e faccio il raccattapalle del torneo più figo di Scampia. Non tanto per avere dopo la finale in premio il pallone di cuoio (e chi se lo poteva permettere il pallone di cuoio) mezzo consumato. Faccio il raccattapalle per sentirmi parte di quel mondo, parte di quel torneo mitico. Faccio il tifo per la squadra di casa, quella di Nunzio Marigliano. Hanno delle bellissime divise a strisce, mi pare verdi e blu. C’è il bordello. E’ la semifinale. Parlo di almeno 200 persone. Parlo di Giggino ’o Ciop che vende le spighe ketchup e maionese per 2 mila lire. Parlo di file di motorini che arrivano da ogni dove. Parlo che non c’è spazio per sedersi. Io non ho video, non ho foto, non ho niente che possa testimoniare che quello che sto per raccontarvi sia vero, se non le centinaia di occhi che hanno assistito, come me, a quel gol memorabile.
Enzo Morra in porta. 2 metri, 2 metri davvero. Un giocatore di basket prestato al calcio. Roba che se alzava le mani superava la traversa. Che quando allargava braccia e gambe si pigliava tutta la porta. Peppe Boccagno (che mazzata che teneva Peppe Boccagno) a difesa, insieme al capitano Nunzio Marigliano. In attacco Gino Barometro e ’O Pisiello, Andrè, Andrea Marigliano, il fratello del Capitano.
Andrea è mingherlino. Andrea è un nervo. Un Pippo Inzaghi più tecnico. Un che nonostante pesi un pugno di mosche si butta nelle mazzate, si fa sentire in campo. Me lo ricordo qualche volta in panchina, arrabbiato, assettato, voglioso di fare il culo agli avversari. “‘O Nù, famme trasì”. Nunzio fammi entrare. La partita va male. Stanno perdendo. L’arbitro del rione, Attilio, guarda il cronometro. “‘O Nù, famme trasì”. Manca poco. “‘O Nù, famme trasì”. Ma che cazzo ti faccio entrare che pesi 10 grammi. “‘O Nù, famme trasì”. Il tifo s’infiamma. Andrè entra. Sputa sangue. Io lo seguo con la mia webcam mentale. La PisielloCam. Guardo i suoi movimenti. Lo guardo e so che non vuole perdere. Mancano 2 minuti. “E ja Andrè fa’o piezzo”. Manca un minuto. Non si capisce più niente. Una bolgia. Serie di rimpalli. In mezzo ai giganti, in mezzo alle cosce muscolose Andrea fa sbucare il suo piedino cazzimmoso. Bum. Pareggio. Delirio. Io mi ricordo l’immagine di Andrea Marigliano che esulta, la sua faccia come quella di Tardelli. Mi ricordo la gente che mi spingeva. Una mezza invasione di campo. Sono passati 27 anni, eppure ho ancora in mente questo gol. Non un gol bellissimo, una rapina piuttosto. Un gol che nessuno vi racconterà, ma che fece la storia del mio rione, dove tutti giocavano a pallone. Dove ci si pigliava a mazzate per il campo.
Andrea quel giorno mi insegnò Davide e Golia. Mi insegnò che i muscoli non contano. Mi insegnò la fame del gol. Mi insegnò che “fine partita è, quando arbitro fischia”.
Giù alle Kappe per oltre 10 è andato in scena uno dei tornei più prestigiosi dell’intera area nord di Napoli. Poi arrivò la faida. La guerra di camorra. I morti ammazzati. La droga. E il torneo fu annullato. Amici che giocavano insieme nella stessa squadra da 20 anni si ritrovarono nemici nelle fazioni opposte. 144 morti ammazzati in un anno. Lenzuola sporche di sangue che coprivano corpi senz’anima. Le piazze di spaccio, la polizia, gli elicotteri, i blitz. Bye bye Torneo d’estate.
Il torneo non si fa più. E ogni volta che qualcuno ha provato a replicare ha sempre fallito. Oggi il campo da basket è pieno e quello di calcio vuoto. Vuoto nonostante sia in erbetta sintetica. Con i pali delle porte tondi. Con le recinzioni.
Io Giù alle Kappe ho visto Nando Salvati fare una rovesciata alzandosi due metri da terra su un campo di mattonelle. Ho visto una punizione di Peppe Gelotto passare in un pezzettino di mondo, l’unico lasciato libero dalla barriera. Ho visto Tonino Pica stoppare il pallone lanciato dal portiere con il collo del piede e fare una rovesciata da centrocampo segnando incredibilmente.
Ridatemi Carmine Lotti, la sua fascia nei capelli gelatinati. Ridatemi Gaetano Rizzo a 17 anni che faceva i buchi in terra. Ridatemi la Generazione Dorata del Lotto K, Rosario De Martino e i suoi missili, ridatemi Rolando Mandragora (non quello che gioca in serie A, uno ancora più forte) che fa magie sulle fascia. Io li amavo quei ragazzi. Li invidiavo per la loro amicizia pura. Vera. Sincera.
Ridatemi la Signora Cavaliere che fa le pizze fritte fuori allo Chalet Bakù, di domenica, incartandole nelle pagine della Gazzetta dello Sport. Ridatemi il Super Santos a cocozza. Fatemi vedere un’altra volta Giggino Salvati passare il pallone in mezzo alle gambe del Padre Eterno. Pauluccio Campanile zittire mezzo rione con le sue giocate.
Dei del Pallone se non potete darmi questa gioia vi ringrazio lo stesso e spero di non dimenticare, con la vecchiaia, le gesta dei miei eroi da bambino. Sono stato felice di essere il vostro raccattapalle.
NB. Qualche volte, di notte, ancora sogno Andrea Marigliano che sfida a pelota, sotto il porticato dell’isolato I, il Pampa Morra. Sento ancora il rumore delle bombe di Enzo e i tiri mancini di Andrea. E, tra la veglia e il sonno, mi chiedo: ma la signora del primo piano, come cazzo faceva a campare?
