Lo Zar di Bari: Igor Protti, il cuore oltre il campo
La storia di Igor Protti: La sua forza dentro e fuori dal campo sono un esempio per le generazioni future.

Nella grande avventura del calcio italiano ci sono storie come che si intrecciano con la vita delle città. con i sogni della gente, con la memoria collettiva di chi ama questo sport.
Una di queste storie è quella di Igor Protti, soprannominato “lo Zar”, un attaccante dal cuore immenso, capace di trasformare ogni partita in un racconto epico, ogni gol in un grido di gioia che si propagava dagli spalti alle strade. Un uomo che ha saputo conquistare il cuore delle persone, il rispetto e l’amore di intere tifoserie, ma soprattutto di Bari dove è diventato un’icona della storia del calcio cittadino tanto che la città nel 2007 gli ha conferito la cittadinanza onoraria per meriti sportivi. Con i suoi gol ha fatto gioire i tifosi biancorossi e non solo e ha fatto ammattire le difese avversarie. Igor è sempre rimasto nel cuore per quello che ha dato al Bari e a Bari e ogni volta che è sceso in Puglia ha sempre ricevuto affetto. A Bari si dice che “chi la maglia ha onorato non sarà mai dimenticato” e di fatti è così, ma è ben ricordato dai tifosi di tutte le squadre in cui ha giocato.
La storia dello Zar a Bari
Arrivò a Bari dal Messina nell’estate del 1992, quando il presidente del Bari era Vincenzo Matarrese. Il Bari, da poco dolorosamente retrocesso in serie B dalla massima serie lo scelse per rilanciarsi, ritenendo fosse l’uomo giusto per tornare in alto, e non si sbagliava. Protti iniziò la sua avventura con la maglia biancorossa portando subito entusiasmo, gol e carattere. I Galletti guardarono allo Zar come il centravanti per rilanciarsi e risalire in serie A. In biancorosso disputò ben quattro campionati. Dopo essere arrivato nella stagione 1992-93 in serie B mise a segno 9 gol, iniziando subito a guadagnarsi la fiducia del pubblico del San Nicola, il Bari tuttavia rimase nel campionato cadetto. Nella stagione 1993-94 segnò 6 gol, numero condizionato da un pesante infortunio. Tuttavia, il Bari raggiunse il suo obiettivo e fu promosso in serie A, in quella squadra c’erano nomi che avrebbero fatto la storia del club biancorosso: Tangorra, Alessio, Montanari, Gentile, Amoruso, Fontana, Bigica, Pedone, Ricci e il Cobra Tovalieri, che riportarono entusiasmo in una piazza che viveva di calcio e passione. Nel 94-95 in serie A, lo Zar fu sempre presente in campo, segnò 7 reti e insieme Miguel Guerrero inventò l’esultanza del trenino, un gesto che sarebbe rimasto per sempre nel cuore dei tifosi Baresi. Nel campionato 95-96 il Bari retrocesse nuovamente in B, ma paradossalmente Igor fu capocannoniere del campionato, a pari merito con Giuseppe Signori, realizzando 24 reti in massima serie, un’impresa che racconta il suo carattere e la sua filosofia: lottare fino all’ultimo, anche quando tutto sembra perduto. In quel giorno di maggio, dopo la doppietta al San Nicola, il pubblico si alzò in piedi per applaudirlo a lungo, non solo per i gol, ma soprattutto per la caparbietà e la forza dimostrata. La stagione successiva segnò la fine della sua avventura barese ma non del suo legame con la città, Protti portava con se un pezzo di Bari e Bari continuava a tifare per lui come si fa con un vecchio amico che non si dimentica mai.
Il bomber dei tre mondi
La carriera di Igor Protti è stata un vero e proprio viaggio in tre mondi diversi: La serie A, la serie B e la serie C1, in ognuna di queste categorie lo Zar è stato capocannoniere. Tre categorie tre mondi diversi ma lo stesso spirito di agonismo. Un traguardo costruito con la forza della costanza, non con gli atteggiamenti da divo dei calciatori di oggi, non con il clamore delle copertine di dei giocatori famosi. Il suo segreto è stato reinventarsi senza cambiare se stesso nelle varie fasi della carriera, negli anni del Messina è stato un attaccante rapido ed aggressivo, a Bari è diventato più tecnico e completo, trasformandosi in una punta moderna, intelligente nei movimenti e generosa nel pressing, a Livorno infine è maturato come capitano e guida.
Il murale in suo onore, nella sfida più importante
Ci sono calciatori che appartengono alle società e altri che appartengono alla loro gente, Igor Protti è stato sempre di questi ultimi, ovunque sia andato ha lasciato affetto e identità. Proprio nel momento della sfida più difficile della sua vita, quella con una malattia oncologica che gli è stata diagnosticata alcuni mesi fa, i tifosi da Livorno a Bari i si sono stretti intorno a lui come una grande famiglia. A Livorno lo hanno acclamato in occasione della prima giornata di campionato al Picchi. A Bari i gruppi organizzati hanno esposto uno striscione di solidarietà fuori dal San Nicola, l’Associazione Casa Bari ha esposto dei cartelloni a Modugno e l’Associazione di volontariato Retake ha curato l’esecuzione di un bellissimo murale da parte dell’artista Silvio Paradiso, nella zona di Poggiofranco a Bari, con lo scopo di portare vicinanza a Protti nel momento più difficile della sua vita, perché lo Zar deve sapere che la sua gente è con lui.
Il messaggio dello Zar
Nel calcio come nella vita, in tutte le situazioni e in tutti i contesti Igor Protti ha sempre trasmesso un messaggio chiaro: la forza non è solo fisica o tecnica, ma soprattutto mentale. Il calcio, lo sport, non è solo uno lavoro di muscoli, non è solo agonismo, ma soprattutto impegno, dedizione e sacrificio. È Con questo spirito che sta affrontando la sua malattia come una lotta sentendo vicini non solo i suoi familiari ma anche i tifosi e la gente che ha conquistato in campo.
La storia dello Zar non è solo quella di un grande campione in campo, ma soprattutto quella di un uomo che ha saputo trasformare ogni sfida in una lezione di vita. E oggi come allora il suo esempio continua a ispirare chiunque creda che vale sempre la pena di lottare. Un esempio soprattutto per le nuove generazioni .
