Granata per Gaza: L’Arechi chiama, la coscienza risponde
L'Arechi può fare la storia: 12.000 tifosi granata pronti a sventolare le bandiere palestinesi per dire no al genocidio di Gaza.

Tifosi granata sapete cosa succede quando tutta Italia guarda i nostri colori sventolare sulle gradinate? Vedono una città che non si arrende mai, che lotta sempre, che sa far sentire la sua voce anche quando sembra piccola di fronte ai giganti. Ecco, oggi quella voce serve per qualcosa di più grande della Serie A.
Cosa significa essere granata oggi
Quando diciamo “Salerno nel cuore”, non stiamo parlando solo di calcio. Stiamo parlando di appartenenza a una comunità che sa cosa vuol dire soffrire, lottare, non mollare mai. Una comunità che ha sempre saputo distinguere il giusto dallo sbagliato, anche quando costava caro.
A Gaza stanno sterminando un popolo intero. Bambini che muoiono sotto le bombe, famiglie cancellate in un secondo, ospedali distrutti, scuole rase al suolo. Non è politica, è umanità. E noi salernitani, da sempre, siamo dalla parte dell’umanità. Soprattutto in questi giorni in cui cortei e piazze piene da Nord a Sud invocano la pace a Gaza.
L’occasione che non possiamo perdere
La prossima partita casalinga della Salernitana può diventare qualcosa di speciale. Immaginate l’Arechi con 12.000 tifosi, ma con qualcosa in più: le bandiere della Palestina che spuntano tra quelle granate. I nostri cori che, per una volta, non parlano solo di calcio ma di giustizia.
Il bello è che non siamo soli. Mentre noi ci organizziamo, anche altre città si stanno muovendo. Ma noi possiamo essere tra i primi, possiamo dimostrare che Salerno non aspetta nessuno quando si tratta di fare la cosa giusta.
Il Sud che non tace
Sapete qual è la verità? Il Sud Italia ha sempre saputo cosa vuol dire essere oppressi, dimenticati, trattati come cittadini di seconda classe. Per questo, quando vediamo un altro popolo che subisce ingiustizie, non possiamo voltare la faccia dall’altra parte.
L’Arechi può diventare il simbolo di un Sud che non tace, che non accetta l’indifferenza, che sa usare la sua passione per qualcosa di più grande del risultato di una partita. Possiamo far vedere a tutta Italia che anche da Salerno si può contribuire a sensibilizzare il mondo su questo genocidio.
Quello che possiamo fare subito per Gaza
Non serve aspettare chissà cosa. Domenica prossima quando andiamo allo stadio, portiamo con noi una bandiera palestinese. Prepariamo uno striscione con su scritto #CurvePalestina. Inventiamo un coro. Facciamo capire a chi ci sta intorno che oggi si gioca una partita più importante di tutte le altre.
E se qualcuno chiederà perché lo fate, risponderemo: perché siamo salernitani, e i salernitani sanno riconoscere chi soffre. Perché abbiamo imparato che quando qualcuno ha bisogno di aiuto, non puoi girare la testa dall’altra parte.
Il contagio positivo
Quello che succederà dopo sarà bellissimo da vedere. Perché quando una curva del Sud dà l’esempio, le altre non possono restare indietro. Bari ci seguirà, Reggio Calabria ci seguirà. E poi anche il Nord dovrà arrendersi all’evidenza: l’Italia che conta, quella vera, quella del popolo, ha scelto da che parte stare.
Da Salerno partirà un’onda che attraverserà tutto il Paese. E tra vent’anni, quando i nostri figli ci chiederanno cosa abbiamo fatto quando massacravano i bambini di Gaza, potremo rispondere con orgoglio: “Siamo stati i primi. Dall’Arechi è partito tutto.”
La chiamata finale
Tifosi granata, il momento è adesso. Non domani, non la prossima stagione. Adesso. La prossima partita in casa può entrare nella storia, e voi non potete mancare.
Portate le bandiere della Palestina. Preparate gli striscioni per la pace con su scritto #CurvePalestina. Facciamo sentire la nostra voce per chi non ce l’ha. Dimostriamo che essere tifosi della Salernitana significa anche essere dalla parte dei giusti.
Gaza aspetta. L’Arechi aspetta di diventare qualcosa di più grande di uno stadio.
Forza Salerno. Forza Palestina. Dall’Arechi: noi ci siamo #CurvePalestina