Il mercato della Salernitana: senza denari non si cantano messe
La strada per Sabatini e la Salernitana è stretta e tortuosa. Deve navigare tra le difficoltà di bilancio, le aspettative dei tifosi e la necessità di rafforzare la squadra.

Nell’imminenza dell’apertura del mercato invernale, la Salernitana si trova di fronte a una svolta cruciale. Danilo Iervolino, presidente della società, ha dato il via libera a un radicale cambiamento, affidando le redini al nuovo Direttore Generale Walter Sabatini. La missione è chiara ma ardua: rivitalizzare la squadra, ma sotto la stringente condizione di autofinanziamento. Questo implica che ogni nuovo acquisto deve essere bilanciato dalla vendita dei pochi pezzi pregiati rimasti.
Sabatini, che riscuote ancora molto credito e rispetto nel mondo del calcio, ha accettato la sfida, mosso dal desiderio di tornare nella sua amata Salerno e ripetere l’impresa memorabile del 7%. Tuttavia, le restrizioni che gli sono state imposte rappresentano un notevole ostacolo, rendendo il prossimo mercato invernale un percorso stretto e tortuoso.
La situazione finanziaria è tesa. Senza i venti milioni che potrebbero provenire dalla vendita di pezzi chiave come Coulibaly e Dia, la Salernitana si trova in bilico. L’infortunio di Dia, in particolare, rappresenta un duro colpo, riducendo notevolmente il suo valore di mercato. Senza i fondi previsti dalla loro cessione, la Salernitana rischia di trovarsi in un vicolo cieco finanziario, compromettendo ogni strategia di rinforzo.
Anche il tentativo di far spazio in lista e alleggerire il monte ingaggi con la cessione di giocatori come Lovato, Bronn, Sambia, Botheim, e Mikael appare impresa ardua, a causa dei generosissimi compensi pluriennali concessi loro, sproporzionati rispetto alle loro mediocri prestazioni.
La strada per Sabatini è stretta e tortuosa. Deve navigare tra le difficoltà di bilancio, le aspettative dei tifosi e la necessità di rafforzare la squadra. La Salernitana ha bisogno di almeno sei nuovi rinforzi di spessore, ma con le restrizioni finanziarie attuali, questa sembra una missione quasi impossibile. Il fallimento delle campagne di acquisto precedenti, sotto la gestione di Morgan De Sanctis, pesa come un’ombra minacciosa sulle attuali mosse di Sabatini.
In questo scenario, Sabatini si trova davanti a un dilemma:
- optare per una strategia conservativa, tentando di raccogliere fondi dai pochi talenti rimasti e affidarsi a prestiti gratuiti e svincolati
- oppure convincere il presidente Iervolino ad operare una ricapitalizzazione della squadra e poter così investire in nuovi acquisti di spessore.
La prima opzione sembra per ora prevalere, ma le prospettive non appaiono incoraggianti per lo scarso appeal di una squadra relegata in fondo alla classifica. Alcuni calciatori che potevano essere utili alla causa granata come Zortea, Zanoli e Demme hanno già espresso il loro rifiuto a trasferirsi a Salerno, mentre ancora non si sono registrati passi in avanti con la Juventus per il centrocampista Nicolussi Caviglia.

E’ vero che la ricapitalizzazione comporterebbe un ingente sacrificio economico per Iervolino, che ha già messo le mani avanti manifestando tutta la sua contrarietà a una tale ipotesi, ma se si considerano le conseguenze finanziarie di una retrocessione, questo investimento potrebbe rivelarsi più fruttuoso e conveniente nel lungo termine. Il parco giocatori di una squadra che si trova attualmente a fondo classifica, con la peggiore difesa e un attacco asfittico rischia di deprezzarsi ulteriormente, rendendo estremamente difficile la vendita di quei giocatori che non sarebbero in grado di fare la differenza neppure in serie B, ma che graveranno ancora per tre anni sul bilancio della società con i loro ingaggi milionari. Si intuisce agevolmente che in uno scenario del genere nessun paracadute sarebbe in grado di lenire il bagno di sangue finanziario che ne scaturirebbe. La Salernitana si trova quindi a un bivio cruciale: optare per una soluzione a breve termine, con rischi elevati ma costi contenuti, o investire per un futuro più promettente, con il rischio di un impegno finanziario significativo.
A Iervolino l’ardua sentenza, ma i tifosi gli ricordano il detto popolare: “Senza denari non si cantano messe!”.