La Pantera Scampia, storia di una squadra che non dev’essere dimenticata
Riscopriamo una delle prime squadre di categoria di Scampia, attraverso le memorie del numero 7 Ugo Cleter. Il sogno di un gruppo di ragazzi dell’Isolato I.
Foto Archivio CleterAnno 1983. I primi abitanti di Scampia sono arrivati solo da 6 anni. Il popolamente è iniziato nel 1977. Il terremoto dell’Ottanta si avverte ancora nell’aria. Case occupate da gente che arriva da ogni dove, sfollati e quella sensazione di quartiere incompiuto. Nel Lotto W, l’attuale Parco Corto Maltese, accade un piccolo miracolo, un gruppo di amici, ragazzi, padri di famiglia dell’Isolato I fonda una squadra di calcio, la prima del quartiere nuovo, la prima della 167: la mitica Pantera Scampia.
Il nome: un riferimento alle volanti
Il nome è un chiaro riferimento alle auto delle forze dell’ordine, le cosiddette “pantere”, si scelse questo nome perchè tra i dirigenti c’era il compianto Umberto Indico, uomo in divisa. Si parte dalla Seconda Categoria. Il campo di gioco è il mitico Mariolina Stornaiuolo, più tardi la squadra si trasferirà a Chiaiano. I colori sociali sono il blu e il bianco, la seconda divisa è gialla, mentre resta indimenticabile una maglia blu con al centro una pantera. Girone dell’area nord di Napoli, partite memorabili contro il Capodichino e il Real Abbondanza. Il Pantera Scampia giocherà senza mai retrocedere ben cinque campionati di Seconda Categoria. Una squadra di calcio, un sogno nato interamente tra gli uomini dell’Isolato I.

Foto Archivio Cleter
L’organigramma della Pantera Scampia
Il Presidente è Persico Salvatore, il vicepresidente Schettino Gennaro. I dirigenti sono Arena Ciro, Maione Vincenzo e Marotta Vittorio. I nonni e i bisnonni di molti ragazzini che ancora oggi giocano a calcio nel quartiere. In cinque anni si alternano numerosi allenatori tra cui ricordiamo Ciro Miglione (l’unico non di Scampia), Giovanni Doria, Salvatore Petrarca e Luigi Valentino. Se oggi abbiamo memoria di questa squadra lo si deve agli allora ragazzi che vi giocarono. Questo articolo, questo tentativo di non dimenticare gli albori del calcio al Parco Corto Maltese è stato scritto attraverso i ricordi del numero 7 della Pantera Scampia: Ugo Cleter. Il quale ricorda a memoria l’intera formazione che cito calciatore per calciatore.

1 Maurizio Maiole
2 Vincenzo Autiero
3 Antonio Cleter
4 Ciro Bevilacqua
5 Ennio Testa
6 Antonio Cacace
7 Ugo Cleter
8 Angelo Cleter
9 Giovanni Cleter
10 Gennaro Siciliano
11 Ciro Naso
Gli albori dello Stadio Antonio Landieri
Quella mitica squadra si sciolse poco prima della fondazione della Scuola Calcio Arci Scampia, poco prima del 1987, anno del trionfo del Napoli e di Diego Armando Maradona. Quei ragazzi, quei dirigenti, quegli allenatori sono stati il germe del calcio nel nostro quartiere, in particolar modo nel Parco Corto Maltese.
Sono un appassionato di calcio e della storia di Scampia eppure non conoscevo questo club, questa squadra, questo sogno che stava per perdersi tra i ricordi della generazione del 1960 e dintorni. Le foto di Cleter, dell’esterno destro della Pantera Scampia, mostrano un embrionale Stadio Antonio Landieri, in terra battuta, diviso in due da una piramide di cemento armato che fungeva da spogliatoi. Nel corso degli anni quei due campetti in terra battuta diventeranno il ritorvo preferito dei tossici e non solo.

Il ruggito di una squadra che non bisogna dimenticare
A che serve ricordare una squadra durata appena 5 anni? A che serve scrivere un pezzo su quello che sembra un club di 4 amici al bar? Serve! Perchè bisogna contestualizzare. Il calcio fu il collante per unire famiglie che erano appena arrivate a Scampia, famiglie popolari, famiglie numerose, spesso in difficoltà. Famiglie che avevano appena ricevuto una casa vera e subito il dramma del terremoto. Famiglie che seppero unirsi con un pallone, socializzare con una famiglia, diventare amici attraverso un club. Questa è stata la Pantera Scampia: un’occasione per non rimanere soli. Per dimostrare alla città che esisteva un nuovo quartiere, che non aveva ancora una chiesa, che non aveva ancora le scuole, le strade, ma i campioni di calcio, quelli sì!
