Il Napoli ricorda Nino Manfredi in Cafe’ Express: “fischiava il vento e urlava la bufera…!”
“Ciociole di calcio”, la rubrica di Giancarlo Moscato che prende spunto da quel momento conviviale per proporre un’analisi delle partite senza il pathos della diretta. Tra noce, nucelle, ficusecche e castagne d’ ’o prevete, il calcio si digerisce con ironia: a panza chiena e mente (quasi) fredda.
PSV - Napoli, Matteo Politano - credit photo by Instagram profile of officialsscnapoliLe aspettative erano incredibilmente alte, come giusto che fosse, dato che la squadra di Mr Conte sarebbe arrivata da una deludente sconfitta sotto la Mole Antonelliana. PSV- Napoli: l’occasione enorme per il riscatto, il momento della luce da riaccendere, in quella Eindhoven battezzata proprio città della luce, da far risplendere immediatamente.
Si parte da qui, in quel porto industriale di Eindhoven un po’ sinistro e un po’ mitologico. Ed è proprio in questo punto, che salpa quella nave biancorossa pronta a fare la voce grossa, per quanto le compete, nei mari dell’Europa calcistica. Una nave gonfia di storia e titoli, certo, ma soprattutto in Eredivise, forgiata dentro dal fuoco della Philips. L’Olandese volante, ordunque, si sarebbe trovata a contrastare la Perla Azzurra proveniente dai mari del sud. Qualcosa però è andato storto. Inesorabilmente, infatti, l’equipaggio ha voluto calarsi in tutto e per tutto nel ruolo preciso del film Pirati dei Caraibi, restituendo il vero colore. Perla nera, come la pece, come la notte fonda.
Eppure, l’inizio non sembrava così malvagio. I ragazzi partenopei ci sono, non così convintissimi certo, eppure si trovano in vantaggio con il bentornato di quello scozzese Braveheart che tanto è mancato. Ma avete presente quando qualcuno si presenta a voi, vi tende la mano e la sentite molle, non sentite la vigoria in quella stretta? Ecco, quello è stata la squadra azzurra di PSV – Napoli: senza quella proverbiale sustanza, e scivolata poi lentamente, con tutto il braccio, con tutto il corpo, giù per terra.
Di per sé, i martedì sono già anonimi: si tende a mangiare leggeri dopo un fine settimana di bisbocce, eppure c’è qualcosa che proprio non si può digerire. Chi non ci ha avvisati che anziché del PSV in campo c’era il PSG?. Il buon Luciano Ligabue dopo questa prestazione si sentirà fischiare le orecchie. Sono tantissime, infatti, le chat impazzite all’ombra del Vesuvio in cui si legge “Ho perso le parole…”. Si reggono cellulari tra le mani, come Jack Nicholson che fissa la sua macchina da scrivere nel meraviglioso Shining, per poi scrivere una sola, pazza, folle parola, che accomuna tutti i napoletani dopo questa débâcle (e no, la frase non è “il mattino ha l’oro in bocca…”).
E proprio tornando alla digestione, un tempo “pariare” voleva dire appunto digerire: parole che poi mutano e diventano quasi dei rinnovati neologismi trasformandone il significato. Nell’ultima era, infatti, ha assunto quello di divertirsi, o divertirsi a discapito di…ed è quello che è accaduto stasera: il PSV ha pariato addosso al Napoli.
E per completare, sempre in maniera più vicina alle latitudini partenopee, va spolverato il buon Nino Manfredi: fischiava il vento e urlava la bufera, in Cafè Express. Il vento, quello olandese, ha spazzato via ogni convinzione, ogni certezza che ci si era appuntate al petto come medagli al valore. La bufera, quella che urla e che urlerà, inevitabilmente si sta già abbattendo su questi ragazzi. Mettere tutti in riga, sia chiaro, ambiente e spogliatoi. Ma nel frattempo: “lei ci ha fatto prendere…6 pappine…sia gentile!”
Chi più ne ha, più ne metta. E che qualcuno si scusi, per una settimana intera.
