Da Salerno capitale alla Serie A

Michele Pansini ci racconta gli anni in cui Salerno era "Capitale" d'Italia, gli anni di Piccinini, Margiotta e Jacovazzo. Gli anni in cui debuttò in Serie A la Bersagliera.

Credit photo by Oscar Leone
Articolo di Michele Pansini18/09/2025

Si racconta che  nei primi mesi del ’44 il profumo di pasta e patate tra  i vicoli stretti dei Mercanti attirasse anche Benedetto Croce. Il filosofo, scampato al terremoto di Casamicciola, affondava pensieri e forchetta in quella ricetta tradizionale alla quale non poteva proprio resistere. Qualcuno ricorda che difficilmente si fermasse al primo piatto e che il bis fosse diventato una sorta di rituale salernitano del pensatore Napoletano… Badoglio, intanto, si era sistemato all’ultimo piano del Municipio e probabilmente, si dice, dormisse anche lì; a volte, raccontavano i vecchi salernitani, lo si poteva incontrare nelle zone d’ombra della Villa Comunale. 

Il Re, no… Sua Maestà preferì l’incanto della Costiera, stabilendo la sua residenza nella poetica Ravello dove nel pomeriggio, a volte, il silenzio del mare veniva accompagnato dal pianoforte suonato della Regina Elena o interrotto bruscamente dai motori delle colonne di auto ministeriali in visita.

Salerno era diventata capitale d’Italia, o meglio del  Regno del Sud e l’inverno non era poi così freddo. Il mare, come sempre, addolciva le temperature e il sole provava a restituire fiducia ad un Paese devastato, che usciva dalle tenebre del Fascismo e dalle ferite profonde di una guerra che si era portata via vite destinate ad altri cammini.

A nemmeno un anno di distanza da quel  periodo fondamentale,  che viene ricordato come quello di “Salerno Capitale”, in città ritornerà un omone di oltre un metro e novanta: Giuseppe Viani, detto Gipo, un passato da centrocampista, anche nella Salernitana, e da un paio di anni passato a bordo campo a guidare destini e movimenti. Erano anni, quelli, in cui le costruzioni delle squadre seguivano percorsi diversi e molto più semplici degli attuali. Viani, prima direttore tecnico e poi allenatore, si dice restasse ore ad osservare i ragazzi che sulla sabbia di Santa Teresa tenevano in equilibrio il pallone. E già, su quel terreno privo di rimbalzi o i piedi erano buoni o non ci potevi stare. Alcuni di questi divennero nel tempo  i punti fermi della squadra che nella stagione 46/47 raggiunse,per la prima volta nella sua storia, la serie A. 

Nella rosa, che disputò il successivo campionato della massima serie nel  47/48,  c’erano  il “leone” salernitano Jacovazzo, che detiene ancora il record di presenza con la maglia granata, il goleador Vincenzo Margiotta  e Alberto Piccinini, padre di Sandro, che non possedeva i piedi e le giocate del padre, ma che diventerà un eccellente giornalista. Sua l’iconica espressione: sciabolata!

Ma torniamo al padre… Alberto Piccinini, che successivamente, militerà anche nel Milan, nella Juventus e nella Nazionale, quell’anno diventerà l’elemento centrale su cui Gipo Viani costruì un nuovo modo di leggere e impostare le partite. Il Vianema, così venne battezzato  lo schema che prevedeva che il Nove arretrasse per rafforzare la difesa. Sistema che permise alla squadra campana di non sfigurare, anzi!  Dopo un Lazio – Salernitana, l’allora direttore del Corriere dello Sport, Bruno Roghi, elogiò i granata, sottolineando che nei momenti migliori della partita non sembravano nemmeno una matricola, ma che con un ettogrammo di fortuna in più avrebbero anche potuto salvarsi. 

Le cose purtroppo andarono diversamente…

E dire che quel campionato partì  anche bene. Nel giorno di San Matteo (patrono della città) i granata si imposero per due a zero proprio contro la Lazio; al Vestuti tennero per un tempo il pareggio , dopo essere addirittura andati in vantaggio, contro il “Grande Torino” di Mazzola, Ballarin e Baccigalupo, ma nel secondo dovettero cedere alla classe eterna di quella squadra immensa, con la gente che dai balconi applaudiva gli Invincibili. All’ultima curva del percorso, contro la Roma, in  una sorta di spareggio salvezza alla penultima giornata, i granata persero immeritamente e a causa di un evidente errore arbitrale. 

A quella stagione seguirono alti e bassi, luce e abissi…

Diciamolo piano, ma dopo due anni di baratro, il poker di vittorie consecutive di questo inizio di campionato e la vetta solitaria della classifica sembrano davvero essere un segnale che forse sta davvero tornando la luce… Forza Bersagliera!

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