Il murale di Maradona non è un muro qualunque: il mondo guarda, il Comune decida in fretta.
"Frattaglie – Il pallone visto dal lato storto", la rubrica dissacrante e appassionata in cui Vincenzo Imperatore racconta il calcio con osservazioni sparse, provocazioni e lo sguardo libero del tifoso, questa settimana si pone un quesito sul caso del murale di Maradona: fa più danni l'illegalità o la burocrazia?
credit photo by unsplashNessuno mette in discussione il rispetto della legalità. È giusto che il Comune verifichi, controlli, autorizzi e metta in ordine le carte. Ma, come direbbe qualcuno, nun esageramm’ e nun facimmo passà ‘o tiempo.
Perché quando si parla del murale di Maradona ai Quartieri Spagnoli, non si parla solo di un muro dipinto: si parla di uno dei luoghi più visitati al mondo, meta quotidiana di turisti da ogni continente. Un punto di pellegrinaggio laico che racconta un pezzo autentico di Napoli, nel bene e nel male.
E allora va bene la legalità, va bene la prudenza, ma si dia una mossa il Comune. Perché la città non può permettersi di tenere chiuso un sito che, piaccia o meno, rappresenta Napoli molto più di tanti monumenti “ufficiali”.
Anch’io, da cittadino, preferirei che il primato dei “più visitati” spettasse a luoghi e architetture di grande valore storico della nostra città. Ma i numeri parlano chiaro: il murale di Maradona è diventato un simbolo globale.
E quando il mondo guarda qui, Napoli deve farsi trovare pronta — legale, sì, ma anche viva.
Perchè in certi casi, la lentezza della burocrazia è più dannosa dell’assenza di autorizzazione.
Prendete i venditori ambulanti di largo Maradona: non saranno un modello di regolarità amministrativa, ma sono parte integrante del mood del luogo. E finché non arrivano le carte, il vuoto lasciato dalle transenne e dall’immobilismo rischia di danneggiare molto di più l’immagine della città che quattro bancarelle con le maglie del Pibe de Oro.
La legalità è un valore. La burocrazia infinita, no.
