Bari e la “fatal Reggio Emilia”
Reggio Emilia, in particolare il moderno stadio Mapei, è una bestia nera per il Bari, che non vince a Reggio Emilia dal 1995 quando segnò Igor Protti e i giocatori esultarono con il trenino ideato da Guerrero nel vecchio stadio.

Tutti, a scuola o all’università, abbiamo avuto a che fare con un compito o con un esame “maledetto”, quella prova che sembra insormontabile e che diventa una vera e propria bestia nera per lo studente. Nel calcio, anche le squadre vivono le loro “maledizioni”, e per il Bari questa ha un nome preciso: la “fatal Reggio Emilia”. Ogni volta che i biancorossi affrontano la Reggiana, soprattutto nel nuovo stadio, sembra che il destino si accanisca contro di loro.
Lontano il trenino dei sogni con Protti
Ormai un Amarcord per i tifosi, nel 1995 i Biancorossi allora guidati da mister Materazzi sbancarono il vecchio stadio Giglio di Reggio Emilia grazie a una prodezza dello Zar Igor Protti nel finale di gara, esultando con il “trenino” introdotto da Guerrero. Grazie a questa prodezza i Galletti salirono al nono posto in serie A, ultimo sorriso biancorosso nella terra di Reggio Emilia, poi per i Galletti Reggio Emilia è stata una vera e propria maledizione, fino ad oggi.
La maledizione del Mapei Stadium
Da quando gli Amaranto hanno cambiato casa, trasferendosi nel moderno Mapei Stadium, i Biancorossi non sono mai più riusciti a vincere in trasferta contro gli Amaranto. Ogni viaggio a Reggio Emilia si è trasformato in una svolta negativa per la stagione del Bari: al massimo qualche pareggio, come quello di febbraio dello scorso anno, ma mai una vittoria. Il Mapei Stadium è diventato un vero e proprio incubo, un luogo dove i sogni di gloria si infrangono puntualmente, mai una vittoria, il Mapei Stadium a Reggio Emilia resta un tabù.
La B sfumata e la panchina di Vivarini salta
A cominciare dal luglio 2020 fatale è il KO nella finale di lega Pro, unica partita persa per i Biancorossi, che restano in serie C e anche a Vivarini costa caro perché in quell’unica sconfitta della stagione ci rimette la panchina. Anche Mignani nel 2023 viene esonerato dopo la trasferta a Reggio Emilia, in cui il Bari non era andato oltre un pareggio. Infine, ai giorni nostri, sabato scorso nuova debacle del Bari a Reggio Emilia, tra le proteste dei tifosi, le critiche della stampa, le ammissioni di responsabilità del direttore sportivo, la rabbia dell’allenatore, la società che dopo le valutazioni del caso decide di mandare la squadra in ritiro per qualche giorno.
Tra psicologia e ironia
In psicologia si parla di “profezia che si auto-avvera”: quando una squadra è convinta, anche inconsciamente, di non poter vincere in un determinato stadio, rischia di comportarsi in modo tale da confermare questa convinzione. Piccoli errori, mancanza di coraggio nelle scelte, nervosismo nei momenti chiave: tutto contribuisce a rendere reale ciò che inizialmente era solo una paura. In questo modo, la “maledizione” si autoalimenta, diventando sempre più difficile da spezzare, come invece ci si aspetterebbe da un team di professionisti. Peraltro, il Bari in questa stagione sembra vittima di una maledizione sportiva non solo a Reggio Emilia, non riesce a sbloccarsi, non riesce a durare più di un tempo, subisce gol e dopo si perde, richiederebbe per questo un lavoro profondo sulla mentalità della squadra. Serve un approccio che valorizzi la preparazione mentale, la gestione dello stress e la capacità di vivere la partita come un’opportunità, non come una condanna. Allenatori e psicologi sportivi possono aiutare i giocatori a concentrarsi sul presente, a non farsi condizionare dagli episodi negativi e a costruire una nuova narrazione, fatta di fiducia e resilienza. A volte basta un episodio positivo, una vittoria inaspettata, per rompere l’incantesimo e restituire serenità e autostima a tutto l’ambiente.
Dopo l’ennesima debacle, la società decide per il ritiro punitivo. Una scelta che, più che risolvere i problemi, sembra la scena finale di una tragicommedia: tutti chiusi in albergo a riflettere su come sia possibile che undici uomini adulti e professionisti non riescano a reagire. Nel frattempo, i tifosi si dividono tra chi invoca l’esorcista e chi propone di cambiare direttamente sport. Alla fine, l’ironia potrebbe essere l’arma migliore per sopravvivere a questa maledizione. Si scherza sui social, si inventano meme, si cita la “fatal Reggio Emilia” come se fosse una leggenda metropolitana. Perché, in fondo, ridere delle proprie disgrazie è il modo più umano per esorcizzare la paura e continuare a sperare che, prima o poi, il Bari riesca a rompere l’incantesimo. Magari con un autogol rocambolesco, o con una vittoria al 95° minuto: perché, se la storia deve cambiare, tanto vale farlo in grande stile.
