I sogni di Rosario e i bambini di Scampia: poesia e riscatto in punta di pallone
A Scampia c’è un Sud che si salva, ogni giorno, senza rumore, dentro il palpitare discreto di un pallone che rotola verso la speranza.
La Scampia di RosarioNel cuore inquieto di Scampia, dove le ultime due Vele si ergono come metafore ferite di un Sud che lotta per restare umano, il verde acceso di un campo di calcio rompe la monotonia e ricama speranza. Sul rettangolo vivo che porta il nome di Antonio Landieri, — martire innocente, caduto senza colpe nel vortice della camorra — ha preso vita la cattedrale laica di chi crede nel riscatto, nella possibilità di bellezza, nel potere delle piccole cose che illuminano il quotidiano.
Il campo non è solo geometria e regole: è pelle, sogno, memoria. Ogni filo d’erba sintetica, intrecciato dai pneumatici riciclati, racconta storie di mani che hanno lavorato per regalare ai figli della terra una promessa di futuro. Qui il pallone non rotola per sfuggire alle ombre, ma per insegnare a correre verso la luce. Tantissimi ragazzi ogni giorno inseguono il ballo tra i colori, vestiti delle società che fanno di questa zolla il loro tempio: ARCI Scampia, Partizan Scampia, e altre squadre che intrecciano le bandiere dell’inclusione, della resistenza, della gioia.
C’è chi arriva timido, con le scarpe sfinite e il cuore in cerca di una patria. C’è chi sa che la domenica, tra le urla di compagni e madri alle reti, il campo diventa un rito: non importa il risultato, importa esserci, stringere un patto di fiducia, imparare il rispetto prima della tattica. Sullo sfondo, le Vele osservano mute, spettatrici e forse custodi di una rinascita che non ha bisogno di clamori, ma di gesti quotidiani, di piccoli coraggi alla luce del sole.
Ogni partita è un racconto che supera il cronometro, e ogni sconfitta è lezione di bellezza, perché qui si impara che la vittoria ha mille volti: un abbraccio dopo il fischio, una mano tesa all’avversario, un sorriso che scavalca le barriere. Le quote d’iscrizione sono lievi, perché nessuno deve restare indietro; la comunità si fa garante, salda le assenze delle istituzioni con la dedizione operosa dei volontari, la cui cura è fatta più di stimoli che di denaro.
Attorno al campo sbocciano fiori di solidarietà: tornei che ricordano le vittime innocenti di camorra, laboratori di educazione civica, partite in cui il risultato più importante è non perdere la speranza. E così il pallone, semplice sigillo di cuoio, diventa chiave di appartenenza, strumento di sogno, invito a non smettere mai di credere nella bellezza che nasce anche dove tutto sembra perduto.
La fabbrica dei sogni a Scampia
E proprio accanto a uno di questi spalti, battendo i piedi su polvere e sogni, si può incontrare Rosario Esposito La Rossa. La sua determinazione rischiara le mattine di Scampia come i raggi di un sole ostinato. Rosario non ha solo resistito, ha reinventato. Dal giorno in cui la criminalità strappò la vita a suo cugino Antonio Landieri, ha scelto di prendere il dolore e piegarlo fino a farne orizzonte: spirito di libertà scolpito nell’innocenza perduta del suo familiare, e restituito come respiro agli anni a venire.
Rosario ha scritto nove libri e da editore ne ha pubblicati più di cento, ha aperto il primo spaccio di libri di Scampia: La Scugnizzeria. Una fabbrica di sogni che accoglie ragazzi carichi di desideri, ma spesso con tasche troppo leggere per poterli realizzare. Dentro queste mura pulsano laboratori di ogni tipo: corsi di scrittura creativa e giornalismo, pirografia e poesia, rilegatura e riciclo creativo, teatro e persino il TG delle Buone Notizie, la voce gentile che la radio fa vibrare oltre il cemento e il pregiudizio. Con questo spirito ha rilanciato anche il portale di SportdelSud come stimolante laboratorio di giornalismo e cultura per i giovani.
A La Scugnizzeria i sogni vengono rilegati con la colla della gentilezza e della perseveranza. Rosario insegna, con semplicità e audacia, che spazi e persone possono rinascere, reinventarsi grazie all’arte creativa di chi agisce per il bene comune. Di chi è davvero made in Scampia. Così la sua storia si annoda a quella del campo Landieri e le storie individuali diventano coro, le sconfitte semi che fioriscono, le parole mattoni di riscatto.
Nel tramonto che accende Scampia e trasforma le ombre dei palazzi in trame di possibilità, il campo Landieri rimane lì, testimone e custode. Non è solo spazio di gioco, ma luogo dove si consacra la liturgia del futuro: ogni bambino che calcia, ogni allenatore che sussurra, ogni madre che osserva dai bordi respira la certezza che c’è un Sud che si salva, ogni giorno, senza rumore, dentro il palpitare discreto di un pallone che rotola verso la speranza. E dentro ogni pagina e dentro ogni frase, il sogno di Rosario sussurra che la bellezza non è mai una casualità: è un dono da coltivare, qui e ora, per chi crede ancora nella poesia del possibile.
