Pasolini e quelle orme di felicità
Cinquant’anni fa l’omicidio dell’intellettuale Pasolini e quelle orme di felicità sui campi di periferia…

“… Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro…”, così disse, tra emozione e dolore, Moravia al funerale dell’amico. Che l’autore de “ Gli Indifferenti” avesse ragione era chiaro già allora. Pasolini però era anche molto altro: romanziere, regista, intellettuale colto, lungimirante e coraggioso, ma anche un appassionato calciatore, un’ala destra velocissima e sfuggente; un uomo libero che a quelle corse a perdifiato sulla fascia non rinuncerà mai, nemmeno quando gli impegni iniziarono ad essere molti.
Pasolini, come Sartre, Saba, Galeano, Thomas Stearns Eliot, Edilberto Coutinho, Soldati, Soriano e Arpino, amava profondamente il pallone. In un’intervista a Biagi degli anni 70 raccontò che se non avesse fatto lo scrittore o il regista, avrebbe voluto fare il calciatore…un sogno che coltivava fin da bambino. Non a caso i ricordi legati alle ore passate a giocare a calcio sui prati rimarranno i più belli della sua vita. Una vita in cui il calcio, giocato e seguito, rimarrà una costante della sua esistenza: l’amore per il Bologna, le fughe improvvise nei campi della periferia romana, la fondazione della Nazionale Attori e Cantanti, la sfida, pochi mesi prima della morte, tra la sua troupe impegnata alle riprese di Salò o le 120 giornate di Sodoma e quella di Bernardo Bertolucci, che nei pressi di Parma stava girando Novecento, furono solo alcuni dei momenti di campo dello scrittore che spesso, ancora oggi, vengonoricordati.
C’era un legame profondo tra quell’uomo mite, sapiente e controcorrente e il pallone, un vincolo che affascinava e catturava, che attraeva e abbracciava; che era sintesi perfetta tra la fatica del campo, il miracolo del talento, la meraviglia per uno sport di popolo che era insieme abisso e malinconia, dolcezza e speranza.
A distanza di cinquant’anni da quel drammatico momento, non possiamo non pensare a quanto quel corpo martoriato e offeso, quella scena cruda e violentanel fango dell’idroscalo di Ostia, rappresenti ancora oggi una delle piaghe più dolorose della Storia recente del Paese.
A noi, oggi come allora, piace ricordarlo con la giacca e le scarpe piene di polvere e quel pallone che tanto amava tra i piedi…
