Il santino autoadesivo
La figurina di Diego Armando Maradona si trasforma in un santino che vale più di un intero album. Il ricordo di Paquito Catanzaro.
Storica figurina di Diego Armando MaradonaUno a cento. La trattativa era a senso unico: cento figurine in cambio di una sola.
Si poteva protestare, piangere, far appello agli anni di amicizia o alla parentela. Niente da fare: sempre uno a cento. E toccava pure dire “Grazie”, perché di quelle immagini in giro ce n’erano ben poche.
I collezionisti, la sistemavano subito nell’album, per paura che una mano lesta la portasse via dal mucchietto di figurine appena sbustate, altri invece la contemplavano estatici e ringraziavano le divinità – sia cattoliche che pagane – per cotanta fortuna.
«Chesta è ’na manna ’e ddio» dicevano quelli coi capelli bianchi. Loro che avevano visto il sangue di San Gennaro sciogliersi decine di volte, non restavano indifferenti al prodigio del pacchetto di figurine all’interno del quale compariva il santino di Diego Armando Maradona. Santino, sì, e non figurina perché – secondo la vox populi – quell’immaginetta aveva poteri magici.
C’era chi sentiva un coro d’angeli; chi veniva illuminato da un’aura che in grado di rischiarare il perimetro circostante; chi addirittura otteneva poteri taumaturgici (quest’ultima affermazione non sempre era scientificamente dimostrabile). Di sicuro, alle falde del Vesuvio, erano assai pochi erano quelli così fortunati da trovare la venerabile immaginetta tra i calciatori dell’Inter e quelli delle serie B.
Ancor meno erano quelli che – forse in debito con la sorte – avevano la figurina di Maradona nella lista dei doppioni. La stessa veniva riposta in una cassetta di sicurezza (non era necessaria quella di una banca, era sufficiente uno scatolo di scarpe integro) e mostrata unicamente la domenica mattina, durante una delle lunghe trattative che vedeva impegnati appassionati più o meno giovani con in mano la lista delle figurine mancanti e il piccolo malloppo di doppioni utili allo scambio.
Alla maniera di un consumato attore, il fortunato guadagnava il centro della scena e al grido «Tengo ’o doppione ’e Maradona» attendeva che il tempo intorno a lui si fermasse e più di uno sgranasse gli occhi per lo stupore.
Pochi temerari si avvicinavano alla fonte dell’annuncio e timorosi chiedevano «La scambi?» ricevendo sempre la medesima risposta. «Sì, per cento figurine.»
Più di uno si allontanava, consapevole di non poter avviare alcuna trattativa; qualche coraggioso, invece, tentava una vana mediazione.
«Te ne do 30. Jamm’, ci conosciamo da una vita.»
Non c’era nulla da fare. Il possessore della sacra figurina non cedeva se non alle proprie condizioni. Erano perciò tante le domeniche in cui tornava a casa senza aver concluso alcuno scambio.
Intanto arrivava la Befana e con essa la banconota di diecimila lire – che per sbaglio la vecchina aveva lasciato a casa della nonna! – che sarebbe stata interamente devoluta all’edicolante di turno.
Allora e solo allora si poteva avvicinare il possessore del santino e proporre lo scambio. A meno che, gli stessi dei, non avessero benedetto un nuovo fortunato acquirente.
