Bologna – Napoli: che delusione in piazza Grande

Nelle “Ciociole di calcio” di Giancarlo Moscato, le emozioni di una domenica indigesta in quel di Bologna. Un dolore di stomaco e di testa, che si proterrà fino alla prossima giornata di campionato, con mille interrogativi e, al momento, zero risposte.

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Articolo di Giancarlo Moscato10/11/2025

Eccoci qua: proprio quello che attendevi per una settimana intera. Pantofolone al piede tattico (ebbene sì, perché a Bologna non ti fanno andare…), e piatto forte a tavola previsto per le ore 15. Finalmente quell’orario tanto amato dalla maggior parte dei tifosi di calcio, che vuol dire solo una cosa: domenica di pallone.

Le aspettative per un piatto succulento ci sono tutte. Nella fattispecie, quella bolognese ben tirata, il cui odore inizi a sentirlo dalle prime ore del mattino e che ti fanno pregustare una domenica del tutto speciale. Ci si sveglia quindi praticamente col sorriso: cielo semi limpido, dopo un sabato piovoso. La speranza è che questa portata, accompagnata da un buon vino, sia deliziosa.

A Bologna un piatto vacante

Piatto a tavola alle ore 15, si inizia. Il piatto sembra davvero ben preparato, eppure il suo sapore tarda ad arrivare. Un Bologna – bolognese, che non si lascia addentare facilmente. Ruvido al palato, ma i commensali di mister Conte non gestiscono bene il fil di pasta, e rischiano di sporcarsi la felpa nuova. Però c’è sempre quella sensazione che il gusto possa arrivare: meglio quindi berci su un sorso di quel vinello, che non tradisce mai, dopo le prime forchettate – fine primo tempo.

Eppure, mangiando, questo piatto principale inizia a perdere sapore. Qualcosa si inceppa, qualcosa che non ti aspetti. Tu lì seduto, col piatto davanti, in realtà non è così gustoso. Tanto per iniziare a gridare: “mammà, ma che è cumbinato?”. Manco a dirlo è Mister Conte che assume le sembianze di una madre che ha preparato male questo sugo. Manca di qualcosa, sciapo, ‘nsipeto. E anziché farne d’un boccone, ce lo si rovescia tutto addosso. Per intero.

Il risultato non è quello che speravi: il Bologna ti mangia, come quel piatto che avresti dovuto divorare e che hai sparpagliato su tutta la tavola, con i commensali che ti guardano a bocca aperta. Un incredibile passo indietro, come se ci fossero dei bimbi seduti al tavolo – verde prato – a cui devi rispiegare tutto. Come si mangia, e come ci si siede in…campo.

Ma peggio è andata a chi, questa domenica a Bologna, l’ha vissuta davvero. Aprendo quel pacco da giù, della propria terra, aspettandosi di trovare qualcosa di gustoso. Ebbene, quei fortunati (?) che hanno potuto assistere dal vivo a questa mis en place, non hanno trovato che cibo avariato, o se non altro indigesto. Quasi non riesci a spiegarti come una domenica, da Bologna alla bolognese, possa essere andata così male. Ci è mancato qualche ingrediente, che lo stesso Antonio Conte cita più volte: cuore e testa. E anche in un buon piatto, se non ci metti cuore e testa, vien fuori una proverbiale fetecchia, o mappazzoni, come dicono gli stellati.

E alla fine del pasto-partita, Conte ci mette la faccia. I complimenti al Bologna si sprecano, come giusto che sia, dato che loro il piatto alla napoletana, lo hanno preparato per benino. Ma è un’auto accusa, ma anche una presa di posizione. «A modo mio quel che sono l’ho voluto io», canterebbe il buon Lucio Dalla in Piazza Grande, col suo cuore in quel di Bologna, ma adottato nella culla partenopea. Ma in Piazza Grande, in pubblica Piazza, in questa domenica indigesta c’è solo tutta la delusione di un popolo, quello napoletano, che attende il prossimo invito a pranzo, per mangiare finalmente degnamente della sua tradizione.

È proprio vero che Pe n’aceno ‘e sale se perde ‘a menesta. Ed è quello che sta accadendo ai partenopei. Il Napoli a Bologna onore ancora quello che è il periodo, dei Dias de los Muertos, in cui le prestazioni sono davvero orribili e quasi mortificanti. Preoccupazioni su preoccupazioni: a Bologna si è confermato un trend negativo, fatto di mancate occasioni create e gioco che latita. Per dirlo all’Elio e le storie tese: «La gente vuole il gol, la gente vuole solo il gol…!»

Ma a questa tavola, imbandita e pronta all’accoglienza, ad oggi sembra davvero un miraggio. Ora una sosta che sembrerà interminabile. Insomma, questa nuttata tarderà a passare, anzi: è notte alta e sì, purtorppo siamo siamo svegli…

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