Caro Spalletti: te lo leggo negli occhi…
Nelle “Ciociole di calcio” di Giancarlo Moscato, in queste ore ci finisce inevitabilmente Luciano Spalletti. La sua storia con Napoli è stato un amore folle, ma il filo che lo lega si può definire ormai spezzato? I napoletani non dimenticano quanto di buono fatto all'ombra del Vesuvio eppure qualcosa è cambiato. Caro Spalletti, "gli occhi non mentono mai..."
Spalletti credits to Instagram lucianospallettiBello il calcio, vero? Diciamoci la verità: con tutte le sue sfumature, belle e brutte che siano, resta sempre una meraviglia. Alcune storie sono vere e proprie favole, con principi e mostri, eroi e compagni di avventura, ed inevitabilmente vincitori e vinti. Lieti fini e colpi di scena.
Ebbene, queste ore ne riservano ancora una. C’era una volta un uomo di nome Luciano Spalletti. Uomo furbo, dal grande cuore, capace di far sbocciare il gioco alla distanza, come un fiore primaverile rinato da una talea che sembrava ormai irrecuperabile e destinata a fine certa. Enorme il suo bagaglio pieno di viaggi e scommesse, di incomprensioni e di tante parole — dette, e quelle forse più pesanti, mai pronunciate. E proprio quando il destino sembrava riservargli una vita in solitudine — calcistica, s’intende — apparve all’orizzonte Partenope. Bella e salvifica, desiderosa di essere ammaliata e conquistata. Dopo anni di viaggi, i due amanti si incontrarono.
Fu subito amore. “Ricordi sbocciavan le viole, con le nostre parole, non ci lasceremo mai, mai e poi mai…”
Il corteggiamento di Spalletti
Come ogni bella donna, Napoli difficilmente si fida, e le storie di Luciano non erano certo un buon biglietto da visita. Una donna meravigliosa al cospetto di un uomo affascinante: per quanto colpita, ha bisogno di essere sedotta, conquistata. E Spalletti, con pazienza, sapienza e intelligenza, vi fece breccia e trasformò di botto la storia, quieta come il Vulcano per 33 anni. La loro storia, tra fortuna e sfrontatezza, divenne una favola irripetibile: la relazione si tramutò in un abbraccio, meraviglioso, all’ombra del Vesuvio, condito da fuoco a mare dei barcaioli in festa, sfociato in un bacio tricolore. Il risveglio della Principessa atteso 33 anni, baciato dal suo Principe, è il caso di dirlo, azzurro.
Il resto è davvero storia: terra e cielo si fusero col mare, come in un talamo nuziale danzante. Gli uccelli volavano armoniosi, nello spazio tra le nuvole, nella stessa direzione. Festosi erano il tramonto e l’alba, che si davano appuntamento all’orizzonte per scambiarsi il passo della festa, come un cambio della guardia. Meraviglioso. Stupendo. Ma qualcosa stava per finire. Come spesso accade in questo sport. E allora arrivarono le parole al miele, le ‘pupatelle’ dorate per addolcire le pillole amare e insomministrabili.
Finisce così: “Napoli resterà per sempre nel mio cuore. Non potrei mai allenare un’altra squadra in Italia, mai la Juventus.” Una dichiarazione d’amore infinita, sussurrata al cospetto del Vesuvio, sotto la luna posillipina. Sembra voler, cantare Battiato e De Andrè mister Spalletti:
“Vorrei dirti ora le stesse cose, ma come fan presto ad appassire le rose…” L’imprevedibilità della vita calcistica è ben nota, e va accettata per ciò che è. La Nazionale è stato il passo successivo di Luciano Spalletti — un fallimento, come da lui stesso definito, troppo grande. Napoli da lontano guardava, con tenerezza e compassione. Bisognava dunque, comprensibilmente, rimettersi in gioco. Come Luciano? Andando a sposare proprio quella che avevi sempre giurato di non guardare, di non considerare… ma che ora decidi di prendere per mano. Quelli i cui colori sono l’ossimoro della pienezza fatta in tavolozza. Dal Vulcano focoso, alle gelide Alpi Juventine. Arriverà il momento in cui gli sguardi si incroceranno di nuovo.
Cosa dirai, Luciano? Quale sarà il lieto fine stavolta?
“E nei tuoi occhi che piangono, mille ricordi non muoiono.
Perdonami, se puoi. Ci siamo amati, te lo leggo negli occhi,
tu lo leggi nei miei.”
Un giuramento caduto nel vuoto. Una Napoli quasi sgomenta, che allora decise di renderti omaggio consegnandoti anche le chiavi della città. «Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli». Sembrava un mantra, diventato oggi un monito. Mai banale De Anrè per un’occasione simile: “Ma sarà la prima che incontri per strada, che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato, per un amore nuovo.”
Ma è così bello voltare pagina. Voltarla da «Da uomini forti, destini forti» alla «Chi vince scrive la storia, gli altri la leggono». E senza rancore, caro Luciano, Napoli ti augura numerose storie, rigorosamente da leggere…
