Quanto ci scoccia la Nazionale che interrompe il campionato

"Frattaglie – Il pallone visto dal lato storto", la rubrica dissacrante e appassionata in cui Vincenzo Imperatore racconta il calcio con osservazioni sparse, provocazioni e lo sguardo libero del tifoso, questa settimana analizza il patriottismo (a corrente alternata) degli italiani in occasione delle partite della nazionale

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Articolo di Vincenzo Imperatore13/10/2025

Vorrei misurare il patriottismo degli italiani in base all’indice di gradimento delle partite di qualificazione ai Mondiali della Nazionale. Non le fasi finali, quelle sono un’altra storia: lì tutti si pitturano la faccia, tirano fuori la bandiera dal balcone e cantano l’inno come se l’avessero scritto loro. No, parlo delle qualificazioni, quelle partite giocate il venerdì sera contro la Lituania o il lunedì contro il Kazakistan, che interrompono i campionati e ci lasciano orfani del nostro vero amore: la squadra del cuore.

Ecco, in quei giorni il patriottismo sparisce. I bar si svuotano, le chat dei tifosi restano silenziose, e la Nazionale si guarda solo per noia, come un vecchio film già visto. Appena tocca guardare una Italia–Moldavia di qualificazione, la fiacca ci assale e scatta la domanda più sincera: “Ma quando ricomincia il campionato?”

È una demagogia ipocrita, lo ammettiamo con disincanto. Ci scopriamo “italiani veri” solo quando c’è un trofeo in vista, quando si può sventolare il tricolore e abbracciare perfino il vicino juventino (che in tempi normali non saluteremmo neppure).

Forse il problema è antropologico: siamo ancora l’Italia dei Comuni, dei campanili e delle rivalità di quartiere. Uniti solo contro un nemico comune — ma appena cala l’adrenalina, torniamo ciascuno nella nostra città-Stato, a difendere il colore della maglia come fosse un confine politico.

E così, tra una Estonia–Italia e un’Italia–Israele, il patriottismo resta un optional. Ci sentiamo italiani solo quando vinciamo, altrimenti meglio tornare a discutere del fuorigioco di domenica scorsa.

Un popolo di tifosi, più che di patrioti: fedeli alle nostre bandiere, sì, ma quelle della curva.