Mohammed Ramez Al-Sultan, brillante promessa palestinese ucciso a 15 anni
Mohammed Ramez Al-Sultan numero 10 del Al Hilal Club muore sotto le bombe israeliane. Ennesimo atleta ucciso in guerra.
Credit photo profile facebook Spartak San GennaroIl mondo del calcio si basa sui sogni, sulle speranze e sui giovani talenti pronti a sbocciare. Ma a volte, questi sogni vengono brutalmente infranti prima ancora di poter fiorire. Il 12 settembre, il calcio ha perso una delle sue promesse più brillanti, il giovane Mohammed Ramez Al-Sultan, un calciatore palestinese di soli 14 anni.
Nato nel 2010, Mohammed era un’icona nascente del suo sport, già noto per la sua abilità eccezionale con il pallone. Era il capocannoniere e il numero dieci dell’Al-Hilal Club, un ruolo che denota non solo talento tecnico, ma anche leadership e visione di gioco. Chi lo conosceva lo descriveva come una forza della natura, un giovane atleta che viveva e respirava per il calcio, i cui piedi sembravano danzare sul campo.
La sua storia, tuttavia, ha preso una piega tragica. Mohammed è stato ucciso durante un raid aereo israeliano che ha colpito la sua casa. Con lui, sono stati uccisi anche suo padre e altri 14 membri della sua famiglia. Un’intera famiglia spazzata via, un’intera stirpe di sogni e speranze cancellata in un istante.
Queste le parole del suo allenatore: “Oggi abbiamo perso il nostro miglior giocatore, il nostro bomber, la nostra stella. Gli avevo promesso che sarebbe diventato un giocatore di livello mondiale. Ora non c’è più.”
La morte di Mohammed non è solo la perdita di un giovane atleta, ma il simbolo di un’intera generazione di giovani che non avranno mai la possibilità di realizzare il loro potenziale. Il suo nome si aggiunge a una lista dolorosamente lunga di vittime, un promemoria straziante del costo umano del conflitto. Il suo campo da calcio rimarrà silenzioso, un vuoto che nessuna vittoria potrà mai colmare.
