L’arte che sfida la logica: Marcel Duchamp e Paul Gascoigne
Torna la rubrica di Ivano La Montagna: “Il Museo del Gol”. In questa nuova puntata il pazzo Gascoigne incontra Duchamp
Gazza con la maglia della LazioP – Oggi parliamo di due opere d’arte.
Gi1 – Prof., ma che cavolo è?
P – Non so! Vorrei chiederlo a voi.
Risatone
Gi1 – Ma non ha senso.
P – Brava Giovanna, non ci crederai ma hai immediatamente colto nel segno. Non potevi essere più precisa di così.
Suggerisco un applauso per accompagnare le immancabili risate.
Gi1 – Perché prof. –chiede incredula pensando ad una burla–vuole dirci che quella cosa lì ha un senso?
P – No no, assolutamente! Non ero ironico. È una ‘cosa’, come dici tu, che non ha alcun senso.
Va1 – Prof oggi siete più pazzo del solito. Ci volete provocare. Spiegateci cos’è.
P – Sulla mia pazzia ti do ragione, però, più di me, è l’artista che vi vuole provocare. Quest’opera è una sfida. Lui è un maestro e può fare a chi guarda quello che a me non è più consentito fare a voi: spacca le teste. Non fisicamente si capisce.
Le migliori risate sono tutte su doppi sensi e violenza.
Va2 – Professore ma che vuol dire? Una ruota conficcata in uno sgabello che cavolo di messaggio è? Tanto lo sappiamo che qualcosa deve significare.
P – Invece stavolta no. O meglio. Il messaggio è proprio quello: “L’arte, in un mondo assurdo, non ha più niente da dire. Ha perso di significato come tutto il resto”. L’unica cosa che le è rimasto dadire è: “Siamo tutti pazzi. Tutti anche un po’ mostri. Siamo esseri che fanno cose senza senso!”
Gi2 – È quello che i grandi ripetono sempre a noi. Ma allora, secondo questo tizio non sono solo i ragazzi quelli che fanno cos’e pazz’.
P – No Giò, proprio per niente. Anzi i grandi fano cose strane che provocano danni enormi. Questo “tizio” comunque si chiama Marcel Duchamp e realizza il lavoro che ammirate all’alba dellaprima guerra mondiale. Si vedranno cose terribili, orrende, come non si erano mai viste nella storia dell’umanità. Quasi venti milioni di morti. Duchamp aveva o non aveva ragione ad affermare che l’uomo è fuori di testa?
Non ridono più. Li ho presi all’amo.
Così si è inventato una nuova forma d’arte. Prende una ruota di bicicletta, che in un mondo normale serve per girare e per muoversi, e la conficca dentro ad uno sgabello. Il risultato è che sullo sgabello, che in un mondo normale servirebbe per sedersi, ora non vi potete più sedere. Questa forma d’arte, che dichiara il mondo sottosopra, dopo la guerra diventerà un fenomenochiamato Dadaismo: l’arte che sfida la ragione.
Va1 – Ecco, lo sapevo che c’era il trucco. Alla fine la storia tiene perfettamente senso. Però se non ce lo dicevate voi…
P – Lei
Va1 – In che senso?
P – Il voi non ci piace, non è elegante. Poi era obbligatorio in un’epoca bruttissima perciò, anche se dalle nostre parti si usa assai, cercate di evitarlo.
Va1 – Vabbuò professò … resta il fatto che adesso abbiamo capito ma all’inizio sembrava solo una scemità. Questa cosa la potremmofare pure noi.
P – Esatto. Infatti è quello che dovete farete. Sarà il vostro contributo, di gruppo, al Museo d’arte contemporanea della nostra scuola.
Seguono secondi di sconforto e parole di disappunto.
La tua osservazione mi dà la possibilità di dirvi un’altra cosa importante. È vero, mai come stavolta, lo potete fare pure voi. Sapete perché? Perché l’arte sta entrando in una nuova fase dove il concetto diventa più importante della tecnica. Duchamp con le sue mani non fa quasi niente. Prende degli oggetti già fatti, in inglese Ready Made, e con un atto di pensiero -quello che vi ho spiegato poco fa– reinventa la realtà. O meglio fornisce una nuova lettura della realtà. In questo caso ci racconta che la realtà, inclusa l’arte, è un disastro senza senso. Allora non rimane che il paradosso di fare cose insensate che abbiano un senso…
Il coro è canzonatorio. I Gesti inequivocabili.
Nel frattempo, come previsto, i monelli danno cenni evidenti dismarrimento. È arrivato il momento di giocare la carta del pallone.
P – Sapete la ruota di Duchamp cosa mi ricorda?
N – Uagliù arriva la seconda opera.
Risate
P – Nasì sembravi più distratto. Meglio così. La seconda è tutta per voi. Un’altra roba da matti. Voi lo conoscete il maestro Paul Gascoigne?
N – Ehhh professò e chi non lo conosce!? Fortissimo. Giocava conla Lazio.
P – Sì. Però il capolavoro dadaista di cui vi racconto oggi l’ha realizzato con la maglia dell’Inghilterra.
Ah…Sapete Dadaismo che significa? Non significa niente!Probabilmente è il verso del bambino che inizia a parlare, un verso senza senso ma pregno di gioia. La gioia del marmocchio che riesce a fare una cosa difficilissima per la prima volta e la festaimmensa di chi lo ascolta.
Il 15 giugno del ’96, Gascoigne, quel bambino pazzo, fa un golassurdo che fa scoppiare di felicità un’intera nazione. È passatoalla storia come “la sedia del dentista”.
L – Quindi passiamo dallo sgabello alla sedia.
P – Esatto. Anche se la sedia vera e propria viene prima e dopo l’opera d’arte.
Il 26 maggio l’Inghilterra è a Hong Kong per un’amichevole di preparazione. La sera dopo la partita i giocatori della nazionale escono per divertirsi e fanno arrabbiare l’intera madrepatria. Trovano un locale disco con dentro una sedia da dentista. A che serve una sedia così? Un cliente ci si sdraia e i compagni gli versano in gola alcolici, a canna. Secondo voi chi si è fiondatoprima di tutti?
L – Ovvio professò, il mitico Gazza!
Mai visti così attenti.
P – Sui giornali inglesi si scatenano. Praticamente lo vorrebbero fuori squadra. Lo chiamano in tutti i modi: sono tutti sicuri che il comportamento da spostato del campione avrà conseguenze negative sull’intera selezione. Il titolo più forte è quello del SUN (con la foto di Gascoigne ubriaco fradicio in prima pagina):DISGRACEFUL. Significa scioccante, inaccettabile.
Arriviamo al giorno della partita Inghilterra-Scozia. Campionato d’Europa. I leoni giocano in casa, a Wembley. Giocano pure bene e passano in vantaggio con Sheringham. Al 78° l’italiano Pairettofischia un rigore per la Scozia. Occasione sprecata. Un minuto dopo la parata, il portiere lancia lunghissimo. Due tocchi a centrocampo e poi il pallone arriva al nostro artista biondo. Come Marcel Duchamp, Paul Gascoigne esegue la sua opera con due pezzi. Il cronista sbigottito dice: “Skillful flick and volley”. Una combinazione di due tecniche distinte. La prima “flick” ricorda la ruota. La palla viene alzata per superare l’avversario che gli va incontro. Sale in alto, gira sulla sua testa e scende dall’altra parte. La seconda è il “volley”, cioè un tiro violento scagliato prima che il pallone discendente tocchi terra. E noi come chiamiamo i tiri così potenti? La…
N – Professò lo so io. La seggiata.
Applausi scroscianti.
P – Nasì 10 e lode. A te e pure a Gascoigne. Avete visto? Una ruota e una seggiata. Ecco un’altra opera che rompe ogni logica. Questo fanno gli artisti.
L – Prof però ha detto che la sedia veniva dopo il gol. La sedia del dentista.
Stavolta rido io.
P – Quando volete siete super attenti, non vi sfugge niente! La sedia dopo il gol è quella dei festeggiamenti. Gascoigne si prende la rivincita su tutti quelli che lo avevano insultato. Dopo la rete pazzesca corre vicino alla porta e si butta per terra a bocca aperta. I compagni di squadra –e di bevute– lo raggiungono, prendono la bottiglia del portiere scozzese e gli spruzzano l’acqua in gola come hanno fatto la sera di Hong Kong con l’alcool. Ragazzi vi voglio dire che Gascoigne è ancora vivo ma è stato a tu per tu con la morte diverse volte. Per fare certe cose si paga un prezzo altissimo.
È così che la fantasia degli artisti spezza tutti gli ingranaggi della tecnica e afferma la bellezza del nonsense, dell’imprevisto, dell’impossibile. Il pallone era ed è il gioco della gente. In questomondo assurdo rischia di diventare una spietata fabbrica di soldi e i giocatori dei soldatini super addestrati e obbedienti. Quelli come Duchamp e Gascoigne servono come il pane: ci ricordano che la pazzia, a volte, è l’unica cosa sensata, l’unica via d’uscita dalle gabbie di una logica che sempre più spesso smarrisce ogni umanità.
Campanella o tre fischi. Stessa cosa.
