Napoli, l’ammazza..sette

Son sette. Settima vittoria. Stavolta vittoria di peso, importante, conquistata con carattere e dopo una sconfitta pesante in coppa.

Sette
Articolo di Mario Gargiulo04/10/2021

© “ESULTANZA NAPOLI″– FOTO MOSCA

Ammazzasette, settebellezze, la tabellina del 3…questo Napoli scatena la fantasia e gli entusiasmi.

Ieri ha vinto una partita difficile contro una squadra forte e tra mille gufate dopo il crack europeo. Nella nostra tabella di marcia di ottobre avevamo ipotizzato due pareggi a Firenze e Roma e tre vittorie per alimentare le speranze di restare in gioco da protagonisti su tutti i più importanti obiettivi.
Ebbene: ci siamo portati avanti. Spalletti, una volta di più, ci ha messo uno zampone con visione della partita e gestione della squadra in corsa. 

Le scelte di partenza. Ospina in porta (certamente d’accordo), Lozano a destra (con Politano l’alternanza è condivisibile), gioca Zielinski: sull’utilità del polacco continuo a essere ferocemente scettico, anche se Elmas ha finora mancato le occasioni avute. Al contrario di Rrahmani che ha scalzato Manolas dall’undici titolarissimo.

Gli inizi sono più che difficili: la Fiorentina è squadra fisica, organizzata, con buona tecnica in molti suoi giocatori. Il Napoli come con l’Udinese soffre. Nei primi 38’ la difesa tiene ma mostra i soliti limiti: Mario Rui è meno presente rispetto alle ultime prestazioni, Di Lorenzo è a tratti sconfortante nella pochezza tecnica che esprime sul pressing avversario, KK sbaglia lanci e appoggi. La palla ce l’hanno sempre loro. Per alleggerire la pressione viola, arretriamo fino a Ospina, che ha forse i migliori piedi del reparto. 

A centrocampo giostrano Ruiz e Anguissa: lo spagnolo da qualche partita esprime voglia, determinazione e anche condizione fisica mai viste prima con questa continuità. Però è “nativamente” lento negli spazi stretti e ha un avversario (Pulgar) ferocemente attaccato ai calcagni. Uno dei “taking risk” di Spalletti è che se vuole fare di Ruiz il perno della squadra, il play che tocca tutti i palloni, bisognerà rassegnarsi a delle tremende palle perse, specie in partite di questo tipo: ieri per fortuna ci ha detto bene. 

Anguissa gioca un primo tempo lento, opaco, non trova la posizione: là in mezzo siamo in costante inferiorità numerica anche perché Zielinski è inutile nelle (poche) fasi di possesso palla e dannoso in copertura. Io resto convinto che il polacco sia al massimo un cambio, sempre che entri con la giusta testa. Di certo mai titolare in partite di questa intensità, per di più fuori casa. Né la punizione battuta scalfisce di una virgola questo convincimento.

Davanti nei primi 38 minuti Lozano non ha visto palla, mai servito dai compagni e mal supportato da Di Lorenzo; Insigne cincischia. Osimhen sostanzialmente da solo regge la baracca e si contrappone al presidio territoriale dei viola, il cui gol del vantaggio arriva puntuale e meritato. Primo spunto di riflessione per Spalletti: che ci faceva Ruiz in marcatura su Vlahovic su azione d’angolo? E quali farfalle cacciavano i centrali mentre due della Fiorentina erano soli, indisturbati a colpire?

Quando davvero le cose sembrano mettersi male, il lampo di Ruiz. Lancio di prima per la furia devastante di Osimhen che guadagna il rigore. Errore, ennesimo, di Insigne e gran gol di Lozano con la giusta cattiveria. Secondo spunto di riflessione per Spalletti: Insigne i rigori non li sa (più) tirare. In generale Insigne non sa (più) tirare. Prima di farci male e che finisca quel po’ di buona sorte che anche ieri ci ha dato una mano, lo cambiamo il rigorista? Decisamente deludente infine che da capitano non si precipiti ad abbracciare Lozano dopo il gol. Avrebbe fatto meglio a farlo perché se quel rigore sbagliato fosse risultato decisivo…

Dal pareggio in avanti il primo tempo cambia direzione. La furia dei viola si placa, accusano il colpo, il Napoli acquista sicurezze, comincia a giocare e a tenere con più continuità il pallone. Anguissa mostra segnali di risveglio, Ruiz diventa un fattore in mezzo al campo, Lozano se la palla non gliela danno se la va a prendere. Il tutto culmina al 45’ con la bellissima azione chiusa con la rovesciata di Osimhen.

La speranza è che i viola abbiano speso tanto e che il secondo tempo prosegua come si era chiuso il primo. 

Invece i viola attaccano, ci tengono sotto pressione. Ma Lozano adesso è in partita, è veloce, salta avversari con la continuità dei tempi migliori, guadagna punizioni. E proprio su punizione al 51’ un’intesa tra Insigne e Zielinski genera un cross sulla testa di Rrahmani che per la seconda volta si fa trovare al posto giusto: conserva freddezza e di testa angola in modo meraviglioso e imparabile. Siamo due a uno, diciamolo onestamente in modo insperato.

Da qui in avanti i viola giocano lacrime e sangue: fisicamente ci sono ancora, altroché. Alla fine non produrranno grandi occasioni ma tutte le volte che scendono fanno paura. Non è serata per Di Lorenzo che quando non sbaglia appoggi e scelte viene saltato come un birillo. Dall’altra parte Rui fa solo un po’ meglio, ma al centro KK – dominatore assoluto di questa fase della partita – e Rrahmani si trasformano di Davy Crockett e Jim Bowie: non si passa. In mezzo al campo Anguissa gioca un secondo tempo capolavoro e Osimhen continua ad imperversare. Al 62’ il nigeriano ruggisce per 60 metri, inutilmente inseguito dalla muta viola, e serve un assist al bacio a Elmas, sprecato da quello scellerato che entra in ritardo e fuori tempo a pochi metri dalla porta vuota.

Nel frattempo Spalletti era sceso pesantemente in campo. Fuori Zielinski (mamma mia, che sollievo) e Lozano, dentro Elmas e Politano. Mentre Elmas alternerà buone cose a sciocchezze di tutti i tipi, Politano giocherà uno dei suoi migliori spezzoni di partita. A tutta fascia, veloce nelle ripartenze, pericolosissimo, dentro la partita dalla punta dei capelli ai tacchetti.

Ma il capolavoro del tecnico si palesa al 69’. Sottil sulla nostra sinistra stava seminando il panico. Giocatore potente e veloce, Insigne – fino ad allora autore di una partita negativa a voler essere buoni – non ci pensava neppure a prenderlo e Rui se lo vedeva arrivare lanciato a mille. Ballavamo alla grande. Quindi? Fuori Insigne e dentro Demme a rinforzare proprio la zona del campo dove stavamo soffrendo di più. Da quel momento in avanti c’è stato più equilibrio e il Napoli ha potuto anche ripartire con più facilità. No comment, sempre per carità di patria, sulla pantomima di Insigne al momento della sostituzione. E’ meglio che anche i suoi fans più sfegatati capiscano che oggi il Napoli ha tre leader veri in campo: KK, Anguissa e Osimhen e questo Spalletti lo sa bene, per fortuna.

La partita si chiude senza ulteriori scossoni: entrano Petagna e Mertens, cui diamo il benvenuto aspettando la prossima partita perché tocchi la prima palla.

Settima vittoria. Stavolta vittoria di peso, importante, conquistata con carattere e dopo una sconfitta pesante in coppa. La squadra c’è con tutti i suoi limiti. Abbiamo condottieri palluti in campo – per la prima volta dopo anni – e un allenatore che sta facendo benissimo dopo essere partito tra tanto scetticismo: come se avesse preso il posto di Guardiola.

Sempre piedi per terra, sotto con il Torino e…FORZA NAPOLI SEMPRE