Esclusiva – De Nicola: “Osimhen eccezionale! Su Giuntoli e De Laurentiis…”

Il dottor Alfonso De Nicola, medico della SSC Napoli dal 2005 al 2019, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Sport del Sud per commentare il campionato degli azzurri.

Articolo di Luca Paesano08/02/2023

©️ “DE NICOLA” – FOTO MOSCA

Se il Napoli è arrivato ai livelli attuali, gran parte del merito va dato anche a chi ha sempre lavorato in disparte, in silenzio, ma in maniera meticolosa ed essenziale. Non solamente a chi lo fa oggi, ma soprattutto a chi lo ha fatto in passato, perché portare una squadra dalla Serie C alla Champions League in pochi anni non è affatto impresa facile.

Tra i principali artefici della rinascita del Napoli c’è sicuramente il dottor Alfonso De Nicola, medico del club dal 2005 al 2019. Con il tempo, il suo nome è diventato sinonimo di eccellenza, affermandosi tra i migliori di tutta la Serie A. C’è il suo lavoro, e quello di tutto il suo staff, alle spalle della straordinaria integrità e prestanza del gruppo di Maurizio Sarri, che per un triennio ha fatto sognare in grande i tifosi. La sua avventura si conclude con la chiusura di quel ciclo. Sport del Sud lo ha raggiunto in esclusiva per commentare insieme a lui la splendida stagione della squadra di Spalletti.

Cosa ne pensa della stagione del Napoli? Il discorso per lo scudetto è già chiuso?

“Una stagione bellissima. Mi sto divertendo, soprattutto nel leggere che fanno un bel calcio. Finalmente viene riconosciuto il bel gioco, italiano ma pur sempre un bel gioco. È l’anno buono per lo scudetto, credo che ce la faranno. Tredici punti sono tredici punti, e farsi recuperare sarebbe proprio un suicidio”.

Quanto incide il lavoro dello staff medico?

“Da un punto di vista sanitario stanno lavorando non bene, ma benissimo! Se si va a vedere, grosso modo Spalletti schiera sempre la formazione titolare. Questo vuol dire che il preparatore atletico Sinatti è bravo, e che son tutti eccezionali nel lavoro che stanno facendo nella gestione della rosa. Ad inizio gennaio, avrei detto di aspettare questo mese. Ora che gennaio è passato, abbiamo visto che tutti gli altri hanno avuto difficoltà, mentre il Napoli no. Non abbiamo mai fatto un girone d’andata così. È vero che con Sarri abbiamo fatto 91 punti, e sottolineo abbiamo, ma poi la stagione fu quella che fu”.

A proposito di Sarri, le chiese di restare per vincere lo scudetto. Cosa le è rimasto di quella stagione?

“Sì, nel 2019 avremmo voluto vincere il campionato. Ciò che posso dire è che quella dei 91 punti è stata per noi una stagione pazzesca, una galoppata incredibile. Non solo per il Napoli e per Napoli, ma anche per tutti i giocatori. Sono stati tutti bravissimi, perfetti, ed alcuni poi sono rimasti anche dopo. Penso a Mario Rui, che è ancora lì e sta continuando a giocare alla grande”.

Venendo all’attualità, cosa ne pensa di Victor Osimhen?

“Beh, calcisticamente è un giocatore eccezionale. Quel ragazzo ha un coraggio da paura. Il coraggio di allungare quelle gambe, di entrare di testa… è una roba inimitabile. Dal punto di vista atletico e fisico, non posso parlarne nello specifico perché, quando è arrivato, io ero già andato via. Però posso dirti che quando fu preso Osimhen, fu preso anche per queste sue caratteristiche, cioè per la sua velocità e per la sua capacità di ripetere questi scatti veloci e lunghi. Ma ripeto, è il coraggio che è impressionante. Quella testa la mette ovunque, nonostante si sia fatto male seriamente. Infatti fa bene a portare ancora la maschera, e credo che la metta anche per quello: per sentirsi un po’ più protetto”.

Lei ha vissuto sia Cavani che Higuain. Se dovesse scegliere un attaccante, chi prenderebbe tra i tre?

Osimhen assomiglia sicuramente di più a Cavani che ad Higuain, su questo non ci sono dubbi. Però il Pipita aveva una tecnica spaventosa. Higuain era tecnica e potenza allo stato puro: era fortissimo, ma veramente.

Al di là di Osimhen, oggi ti dico che il vero fuoriclasse del Napoli è Giuntoli, è lui che ha fatto la differenza. Non dovrei neanche dirlo, perché in realtà sono stati loro a farmi fuori, però bisogna ammettere che ha fatto un capolavoro. Giuntoli è un vincente”.

Anche Giuntoli a Napoli ha avuto la sua crescita.

“Ed è stato un percorso di crescita importantissimo. Per me, oggi, lui è il miglior direttore sportivo. Poi vanno dati i meriti al presidente De Laurentiis e all’amministratore delegato Andrea Chiavelli, loro due sono i più forti. Nel 2019, il presidente capì che doveva farmi fuori, e non era facile mandare via un medico che stava lì da 15 anni e che aveva contribuito alla formazione della squadra”.

Per quale motivo fu mandato via?

“Ma io sinceramente neanche lo so, però credo che abbia previsto che ad un certo punto, prima o poi, me ne sarei andato. Aveva solo anticipato i tempi, Aurelio è sempre stato lungimirante. Lui, e soprattutto Chiavelli, il suo braccio destro”.

Nei suoi anni al Napoli ne ha visti passare di giocatori: c’è qualcuno che l’ha stupita più degli altri?

“La cosa che più mi è rimasta impressa è stata la capacità di migliorarsi di Hamsik. Migliorarsi ulteriormente, sempre. Lui a Napoli è stato un crescendo. Quando arrivò in azzurro, Marek era quello che era, fisicamente magrolino e tutto destro. Guardiamo dove è arrivato ora: non riesci neanche più a capire se sia destro o mancino. Io lo vedevo negli allenamenti, che si sforzava a giocare sempre col sinistro per imparare ad usarlo”.

Ed infatti, negli ultimi anni calciava più spesso di sinistro che di destro.

“Esatto. Era proprio così, perché si era abituato negli allenamenti e gli veniva naturale anche in partita. Non era un problema per lui. Lui è un animale di abitudine. Marek è quello che mi ha impressionato più di tutti, ma anche Edi Cavani era così. Era bravo bravo. C’era lui, ma anche il Pocho…erano tutti molto bravi. Lavezzi poi ci aiutò in una maniera incredibile, perché forse capì che c’era bisogno di venirsi incontro. Diede una grossa mano a noi, allo staff, e a tutti quanti. Per me sono stati anni bellissimi. Io mi sono divertito tantissimo. Ho fatto il mio lavoro più bello, ed è stata una favola”.