Gli Ultras insegnano il rispetto al Governo e alla Federcalcio
In un sistema calato nel disinteresse e sempre più immerso nel menefreghismo, gli Ultras insegnano il rispetto e la responsabilità ai poteri "forti".

© “TIFOSI ULTRA’” – ULTRAS – FOTO MOSCA
Se è vero che la sovranità appartiene al popolo, e se è altrettanto vero che non ci rimane che stringerci a noi stessi per cercare di uscire da questa situazione, allora è arrivato il momento di darci una mossa. Gli ultrà, sempre considerati estremisti, danno piena dimostrazione d’essere più ragionevoli e coerenti (in senso positivo) degli ormai padroni del calcio.
In un sistema sempre più lacunoso e, per certi versi, dubbio, il cuore pulsante del – vero – calcio decide di dare un segnale. Stavolta non legato alla maglia. Anzi sì, perché hanno deciso di sacrificarla pur di ritornare ad un mondo in cui, probabilmente, non vogliono vogliono si torni. Sono passati ormai due anni dall’inizio della pandemia e il Governo sembra ancora nascondersi dietro i meri espedienti dei suoi ancora non stufi sostenitori. “Chi si sarebbe mai aspettato una situazione del genere, sarebbe stato ingestibile per tutti“. L’unico modo per (tentare) d’alleggerire il contagio, secondo questo Governo, è quello della chiusura totale, lavandosi così le mani sui i problemi che ciò comporta.
Una volta alla settimana, il tifoso fugge da casa sua e va allo stadio. Pioggia, neve, temporali, sole battente, non ha importanza. Che sia in casa o in trasferta, sventola le bandiere, suona le trombe e i tamburi. Piovono le stelle filanti e i coriandoli: esiste solo il tempio. In questo spazio sacro, l’unica religione che non ha atei esibisce le sue divinità. E se lo fa, è merito di chi, sempre, è lì a cantare, gioire, disperarsi per tornare ad innamorarsi. Basti pensare a questo. A cosa rappresenti per un tifoso il calcio, a cosa è disposto a fare per sentirsi rappresentato da un colore. E, consequenzialmente, al dolore che gli viene arrecato nel momento in cui è impossibilitato dal manifestare il proprio amore.
«Visto l’aggravarsi della situazione sanitaria, vengono a mancare i requisiti essenziali della nostra presenza come il tifare e lo stare vicini. Ci vediamo costretti ad uscire dalla nostra Curva, augurandoci che la situazione migliori per tutti»
5 righe, non decreti legge, circolari, leggi o live su Facebook. 5 esaurienti righe per far arrivare un messaggio: Io sono disposto a mettere da parte ciò che per me è vita, per la comunità. Detto da chi si sente dire da anni di essere violento, irrazionale, spregiudicato od addirittura esagerato. Dal 15 gennaio sarà introdotto il limite di 5000 spettatori. Ma gli Ultras hanno già agito. Perché loro, rispetto al Governo e a chiunque oggi eserciti monopolio nel mondo del calcio, possiedono un imprescindibile valore umano: il senso responsabilità.