Quando qualcuno se ne va, resta l’amore intorno: l’omaggio del San Paolo a Pino Daniele

L'11 gennaio 2015 Napoli-Juventus passò in secondo piano. L'omaggio dello Stadio San Paolo a Pino Daniele fu da brividi.

Articolo di Luca Piedepalumbo11/01/2022

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A partire dagli anni ’70 Pino Daniele ha regalato al popolo napoletano, e non solo, tanti anni di blues ed emozioni indescrivibili. Le sue canzoni hanno fatto da colonna sonora alla vita di molti, hanno scandito momenti speciali, attimi di spensieratezza o di sana ‘pucundria. Dimenticare Pino Daniele è impossibile. La sua voce, le sue parole, il suono della sua chitarra, saranno sempre presenti nel mito e nella cultura della città partenopea.

Pino Daniele con il suo modo di cantare ha rotto gli schemi, lasciando fluire la voce in maniera insolitamente lieve, e ha trasformato in poesia il dialetto napoletano, con l’obiettivo di rendere la comunicazione il più universale e diretta possibile. Napoli, per Pino Daniele, rappresentava il Sud del mondo, il palcoscenico ideale da cui cantare una denuncia sociale capace di esprimere il malessere di una generazione intera. Un altro modo di fare musica, in cui l’identità locale non è più considerata come un limite intellettuale, ma come mezzo per dare voce a popoli marginali dalla cultura millenaria.

Pino Daniele era ed è nelle cose di Napoli. Nelle sue bellezze e nelle sue contraddizioni. In quella voglia e in quel dolore di vivere che ci rende speciali, in quel fatale senso della vita che ci rende pigri ed osservatori, teatrali ed estremamente pratici. In ogni canzone di Pino Daniele c’è la verità di cui Napoli è depositaria.

Un napoletano cresciuto a ‘pane e blues’ sapeva, e sa tuttora, di poter trovare nelle parole del compianto artista la risposta alle sue pene, la consolazione alle sue disgrazie. Nato nel ventre di una città bistrattata e martoriata, a vico Foglie a Santa Chiara, Pino Daniele con la sua musica è stato capace di riscattare Napoli, di esaltarne il fascino e di superarne i pregiudizi.

Pino Daniele, che viveva ormai da tempo in Toscana, è tornato tante volte a Piazza del Plebiscito, nella sua piazza, l’ultima volta, il 7 gennaio 2015, per un funerale di popolo richiesto, a gran voce, da un’intera città. Quella notte, come il 19 settembre 1981, quando si esibì davanti a 200mila persone fianco a fianco con gli amici James Senese, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Rino Zurzolo e Joe Amoruso, Napoli mostrò la sua faccia migliore. Silenziosa e perplessa, triste e consapevolmente orfana.

Un legame indissolubile, sincero e riservato quello tra Pino Daniele e la sua gente. Un sentimento reciproco intimo e profondo. A pochi giorni dalla sua scomparsa, l’11 gennaio 2015, all’allora Stadio San Paolo si giocò Napoli-Juventus. Per la prima volta, la partita per eccellenza, quella più sentita dalla piazza partenopea, passò in secondo piano, con essa anche la sconfitta finale. L’omaggio a Pino Daniele fu da brividi. All’ingresso in campo delle squadre, i tifosi assiepati sugli spalti, brandendo orgogliosamente la sciarpa azzurra, cominciarono a cantare sulle dolci note di “Napule è”, il brano più celebre e iconico dell’uomo in blues. Tutti in piedi, l’uno accanto all’altro, più uniti che mai. Nel ricordo di chi ha dato voce ai sogni, alla rabbia e alle speranze di un intero popolo. 

Quella sera non fu la prima volta che Pino Daniele riuscì a commuovere il pubblico dello Stadio San Paolo.  Nell’estate del 1994, in occasione di un concerto in memoria del grande amico Massimo Troisi, in collaborazione con Eros Ramazzotti e Jovanotti, il cantautore napoletano, davanti a una folla gremita, tra sciarpe del Napoli, bandiere e accendini, pronunciò poche e semplici parole: “Sono passato a prendere Massimo a casa, ma non l’ho trovato. Mi hanno detto che è già qui”. Gli applausi, in men che non si dica, diventarono lacrime, abbracci e un’emozione unica popolava lo stadio. È la Napoli che si inchina davanti ai propri idoli. È la Napoli che riconosce il talento e l’amore di chi l’ha onorata e difesa a spada tratta, rendendola grande nel mondo.

Pino Daniele manca agli adulti che sono cresciuti assieme a lui, manca ai ragazzi che lo hanno trovato già su questa terra. Manca a chi lo amava, manca a chi lo ascoltava. Pino Daniele ha saputo cogliere e declinare l’essenza dell’anima partenopea. Chissà cos’altro il suo cuore poteva ancora dirci di noi e di Napoli.

Ciao Pino, grazie di tutto.

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