Milan-Napoli, quando Bergamo interruppe per nebbia il match di San Siro
Accadde oggi: dopo la sospensione per nebbia del 25 novembre, il 12 dicembre 1979 il Napoli si impose 1-2 a San Siro.
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La sfida tra Napoli e Milan non è mai stata considerata come una semplice partita di calcio. Il match tra azzurri e rossoneri, infatti, ha sempre portato con sé implicazioni più profonde, strascichi sociali, oltre che culturali o meramente geografici. In appena novanta minuti è in ballo l’emancipazione del Meridione contro il rapace e famelico Nord. Una sfida tra popoli diametralmente opposti, fra tradizioni e abitudini agli antipodi. Una partita che, da sempre, varca i labili confini dello sport e si proietta su un piano più elevato: quello del riscatto sociale, della rivincita e della redenzione. Una circostanza che sul finire degli anni ’70, con il “Treno del Sole” gremito, era più viva che mai.
Nebbia fitta su Milano: Paolo Bergamo sospende il match
Il 25 novembre 1979 si disputò la decima giornata del campionato di Serie A. Il big match di giornata era quello tra Milan e Napoli. Si giocava in uno stadio San Siro gremito, con un’atmosfera tipicamente lombarda: clima rigido e nebbia fitta. I rossoneri potevano contare su campioni del calibro di Baresi, Collovati, Albertosi e Bigon: guidati dall’allenatore Massimo Giacomini. Gli azzurri, invece, avevano smantellato la rosa dell’anno precedente, a favore di “vecchietti” come Bellugi, Badiani, Improta e due promesse come Bomben e Lucido. Inoltre, i partenopei, orfani di bomber Savoldi ritornato al Bologna, avevano ripiegato, senza grandi fortune, sulla sterile coppia Capone-Damiani.
Dopo quasi cinquanta minuti di gara l’arbitro Paolo Bergamo, futuro designatore assieme a Pierluigi Pairetto, decise di interrompere la sfida. Il direttore di gara toscano si avvalse della regola secondo cui è “esclusiva competenza dell’arbitro decidere sulla impraticabilità della gara”. Partita sospesa a causa della nebbia intensa, quindi, dopo nemmeno cinque minuti dal ritorno in campo delle squadre per l’inizio della seconda frazione di gioco. Una scelta, coraggiosa e impopolare, che suscitò una lunga e infinita scia di polemiche. A partire soprattutto dal mancato rimborso del biglietto.
Al momento del triplice fischio il risultato era fermo sullo 0-0, a seguito di un primo tempo comunque ricco di occasioni e sussulti da entrambe le parti. Una partita, quella tra rossoneri e azzurri, che vide, tra l’altro, l’introduzione di un’importante novità: il Milan portò al debutto una nuova divisa che, per la prima volta nella storia del calcio italiano, mostrava i nomi dei giocatori sulla schiena. Una sperimentazione che sarà tuttavia di breve durata, prima della sua reintroduzione, stavolta in pianta stabile e con i crismi dell’ufficialità da parte della Lega Calcio, dalla stagione 1995/1996.
Filippi-Marino, il Napoli si impone a San Siro
Nei giorni immediatamente successivi al rinvio si parlò di “grande truffa”, con i tifosi costretti ad acquistare un nuovo tagliando, a prezzo ridotto, per assistere ai restanti quaranta minuti di gara. Milan-Napoli si rigiocò in tempi abbastanza celeri: le due squadre, infatti, scesero nuovamente in campo il 12 dicembre, con calcio d’inizio fissato alle ore 14:30. I partenopei passarono in vantaggio al 65’ grazie al “maratoneta” Filippi, con una precisa girata a volo dal limite dell’area. La gioia, però, durò appena un minuto: un autogol di Moreno Ferrario, intervenuto in spaccata per anticipare Stefano Chiodi, riportò in partita i rossoneri. Il match fu deciso dal diciottenne siciliano Raimondo Marino al 75’. Il difensore del Napoli, schierato al posto di Tesser passato in mediana, con un imponente stacco di testa riuscì a superare Albertosi, mandando in visibilio i supporters azzurri presenti allo stadio San Siro.
Un risultato entusiasmante e prestigioso che rappresentò una delle pochissime soddisfazioni che il Napoli riuscì a regalare in quella stagione ai propri tifosi. Per i partenopei, infatti, si trattò di un campionato particolarmente anonimo. Sicuramente uno dei più scialbi della propria storia. La squadra, partita con grandi ambizioni, concluse all’undicesimo posto, su sedici club partecipanti. L’allenatore Luis Vinicio, lungamente contestato dalla piazza per gli scarsi risultati e il modulo utilizzato, si dimise a quattro giornate dal termine. La squadra finì malinconicamente sotto la gestione di Adolfo Sormani, promosso dalla Primavera ma tecnico ancora acerbo. Certamente non andò meglio al Milan fresco campione d’Italia. I rossoneri, a seguito del primo grande scandalo che colpì il calcio italiano, noto come Totonero, furono condannati alla retrocessione sub iudice in Serie B, dopo aver chiuso il campionato al terzo posto in classifica.
Trentadue anni dopo ancora Milan-Napoli
Trentadue anni dopo, domenica 19 dicembre, Napoli e Milan saranno di nuovo di fronte, l’una contro l’altra. Basta dare uno sguardo alla classifica per comprendere l’importanza del match. Una sfida Scudetto in piena regola. In uno scenario, quello dello stadio San Siro, che saprà rendere ancor più esaltante e suggestivo il confronto. Aurelio De Laurentiis contro gli americani della Elliott Management Corporation, Luciano Spalletti contro Stefano Pioli, “Ciro” Mertens contro Zlatan Ibrahimovic, Napoli contro Milano. La partita emblema dello scontro ideologico tra Nord e Sud Italia varrà, quasi sicuramente, la testa della classifica del campionato di Serie A. Chissà che la nebbia lombarda non ci metta ancora una volta lo zampino.
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