Il ‘Professore’ Jorginho, dalla spiaggia di Imbituba al tetto d’Europa
La Champions League, l'Europeo con l'Italia e un posto sul podio per il Pallone d'Oro 2021: il 'Professore' Jorginho compie oggi 30 anni.
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Dalla spiaggia di Imbituba, stato di Santa Catarina, a sud del Brasile, agli applausi di Stamford Bridge. Ne ha fatta di strada Jorge Luiz Frello Filho, meglio conosciuto come Jorginho. Classe 1990, trent’anni oggi, alle spalle sogni, sacrifici e duro lavoro.
Dal Monastero di Verona alla promozione in A
Unico punto di riferimento della sua infanzia la mamma Maria Tereza Freitas, ex calciatrice dilettante. È stata lei a trasmettergli la passione per il calcio e a portarlo in Italia, in Veneto, all’età di quindici anni. Gli inizi della carriera di Jorginho non sono stati proprio rose e fiori: a Verona va a vivere in un antico monastero con altri calciatori della Primavera, condivide la stanza con cinque persone e guadagna appena venti euro alla settimana. Ciononostante decide di non mollare e di perseguire con tenacia i propri obiettivi.
La svolta arriva nella stagione 2011/2012, quando esordisce in Serie B contro il Sassuolo e in breve tempo diviene uno dei giocatori più importanti della formazione scaligera che arriva fino alla semifinale playoff, persa contro il Varese. Nel campionato successivo, con 41 presenze e 2 gol all’attivo, contribuisce in maniera determinante al ritorno in A del Verona, risultando uno degli elementi chiave della squadra di Mandorlini.
Cervello del Napoli di Sarri
Dopo la prima esaltante esperienza in massima serie, Aurelio De Laurentiis decide di puntare sul calciatore italo-brasiliano per rinforzare il centrocampo del Napoli. Viene addirittura escluso dalla lista UEFA stilata da Rafa Benitez, dopo il suo arrivo avvenuto nel gennaio del 2014, poi si afferma come uno dei migliori registi in Europa e gli viene affibbiato il soprannome di “Professore”. Jorginho è stato, in particolare, il cervello della squadra di Maurizio Sarri, uomo cardine del suo 4-3-3.
È stato lui il perno attorno al quale l’allenatore toscano ha fatto ruotare il suo gioco. Il centrocampista si è contraddistinto per la capacità di fare la cosa giusta al momento giusto, di vedere l’uomo libero e trovarlo senza perdere tempi di gioco, senza interrompere il flusso. Qualità imprescindibili per un calcio veloce e corale, fatto di combinazioni continue e di accelerazioni improvvise.
Jorginho ha dettato i ritmi di un Napoli che ha macinato record su record: passaggi corti e precisi, smarcamenti esatti, velocità di esecuzione e un talento sopraffino nel giocare sotto pressione. Ha riportato in auge una delle qualità più preziose per un regista: quella di rendersi invisibile, di scomparire dentro al sistema di cui è l’ingranaggio motore. La stessa qualità, per intenderci, di Sergio Busquets, campione del Barcellona e della Spagna di Luis Enrique.
Le critiche e il passaggio al Chelsea
Perfetto nello scacchiere tattico a lui più congeniale, meno brillante in altri contesti. Un centrocampista cerebrale, non adatto a tutti i sistemi di gioco. Un’identità unica, forse difficile da decifrare. Dopo l’amore e l’ammirazione iniziale, le critiche, anche a Napoli, non sono tardate ad arrivare. Sotto accusa, in particolare, l’inadeguata struttura fisica, la mancata esplosività e capacità tecniche, seppur evidenti, che non strappano l’occhio. Ad un certo punto, il gioco semplice ma efficace di Jorginho ha stancato e il calciatore è stato messo alla gogna.
Il centrocampista italo-brasiliano, quindi, ha salutato Napoli ed ha seguito il suo mentore, Maurizio Sarri, nell’avventura a Londra. Con il Chelsea Jorginho vince da protagonista l’Europa League in finale contro l’Arsenal e guida la formazione poi divenuta di Thomas Tuchel alla vittoria della Champions League contro il Manchester City. Per i tifosi azzurri si trasforma ben presto da zavorra a rimpianto.
Tuttavia, la cessione di Jorginho ai Blues ha fatto breccia nel cuore di Aurelio De Laurentiis, rappresentando una delle più importanti plusvalenze nella storia del club partenopeo. Il regista, infatti, è stato ceduto nell’estate del 2018 alla squadra di Roman Abramovič per 60 milioni di euro, a fronte di un valore di carico a bilancio di circa 257 mila euro, generando una plusvalenza vicina ai 59 milioni. Soltanto le operazioni Gonzalo Higuain alla Juventus e Edinson Cavani al Psg hanno garantito una plusvalenza maggiore per le casse azzurre.
La rivincita del “Professore”
Quella di Jorginho è stata una stagione straordinaria, culminata con il successo nella finale di Wembley contro l’Inghilterra. Il centrocampista, sempre da protagonista, ha vinto anche la Champions League e la Supercoppa europea. Una tripletta di spessore, un’impresa mai riuscita a nessun calciatore italiano. Tuttavia, ciò non è bastato al regista dei Blues per aggiudicarsi il Pallone d’Oro. Con la giuria di France Football che, tra mille polemiche, ha preferito premiare, per la settima volta, Leo Messi.
Alla fine è arrivata la rivincita del “Professore” che ha trasformato tutti i suoi sogni in realtà. Dalla spiaggia di Imbituba al tetto d’Europa. Oltre lo scetticismo e le critiche che da sempre hanno accompagnato la sua carriera. Si può discutere, può non piacere, ma Jorginho ha dimostrato di saper vincere.
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