La storia dello sport italiano è anche quella di grandi allenatori, che hanno saputo (e sanno) esercitare in giro per il mondo il loro alto magistero tecnico. Fra questi liberi docenti, ha un posto di rilievo Sandro Damilano, classe 1950, che ha cominciato la sua avventura da allenatore il 21 aprile 1972, come certificato dall’agenda custodita nel suo archivio, che è una miniera di storie e di sfide alle leggi della fisiologia. Mezzo secolo fa, c’erano da preparare i fratelli (gemelli) Giorgio, che aveva debuttato nel 1971 e Maurizio, che aveva cominciato con il mezzofondo ai Giochi della gioventù provinciali: «Tagliarono il traguardo insieme, così andammo a vedere Roma».
Un viaggio non solo di piacere e di istruzione, chiuso da due buoni piazzamenti in una gara superaffollata, comunque uno scherzo in confronto a quanto è arrivato dopo. Perché Sandro Damilano ha regalato alla marcia (e si è regalato) un numero impressionante di metalli internazionali, vicino a quota 90: da Maurizio Damilano, che ha vinto tutto, Olimpiade compresa (Mosca 1980, 20 chilometri) fino ad Alex Schwazer, che a 23 anni è diventato campione olimpico a Pechino (22 agosto 2008, 50 chilometri) e a 25 campione europeo della 20 chilometri (27 luglio 2010, Barcellona), prima di essere travolto dalla bufera doping.
Cinquant’anni lungo la strada, d’inverno e d’estate, anche in bici, lottando spesso con il mal di schiena, mai stufo, mai appagato, missionario di una disciplina che lo ha portato a una scelta coraggiosa nell’autunno 2010: allenare la nazionale cinese. Ha costruito la sua università a Saluzzo, provincia di Cuneo, la patria di Silvio Pellico, dove è nato il «Centro del cammino», la terra promessa per gli atleti di mezzo mondo, generata da un’idea condivisa con l’ex c.t. dell’atletica Elio Locatelli. La più grande emozione della carriera rimane l’oro mondiale di Maurizio, a Roma nel 1987, con l’ingresso in pista e 70 mila persone che urlavano il suo nome.
Un esempio? Nel 2007, Jefferson Perez, ecuadoregno, è andato a Saluzzo per mettere a punto gli ultimi dettagli tecnici, prima di partire per il Mondiale di Osaka, dove ha conquistato il titolo della 20 chilometri, esperienza ripetuta un anno dopo, per arrivare all’oro olimpico di Pechino. Il 22 marzo 2022 ha scoperto che erano in arrivo due nuove medaglie: Elisa Rigaudo è stata promossa al terzo posto al Mondiale di Mosca 2013, dopo la squalifica postuma di due russe, con due cinesi della scuderia salite ai due gradini più alti del podio. E c’è la firma di Sandro anche su quello a cinque cerchi di Londra 2012, ordine d’arrivo totalmente riscritto e divenuto interamente cinese.
Per i cinquant’anni di carriera, niente feste, niente torta, ma lavoro e un viaggio a Dudince, nel cuore della Slovacchia, dove il 23 aprile si gareggia in uno degli appuntamenti più prestigiosi della specialità, che farà da trampolino di lancio al Mondiale di Eugene, Stati Uniti, Oregon, a luglio. L’idea sarebbe quella di smettere a fine anno, ma non ci crede nessuno. Nemmeno lui.
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