©️ “ESULTANZA UDINE” – FOTO MOSCA
La quarta giornata di Serie A si chiude con il Napoli primo in classifica, e non è un caso.
Non è un caso che il Napoli chiuda primo in classifica dopo milletrecentodue giorni. Sono passati tre anni.
Tre anni in cui abbiamo ripetuto sempre la stessa filastrocca, ci siamo ripetuti che gli azzurri per quanto forti erano mancanti di una mancanza che fa la differenza tra vincere e non farlo.
Mancava la mentalità, un’identità forte, il senso di responsabilità all’interno del gruppo squadra. Una presa di coscienza non indotta dalla calma di Ancelotti, rigettato dallo spogliatoio perché troppo diverso, troppo lontano dal vivere dei singoli e della città. Quando i tecnici parlano di un DNA dei club da rispettare non mentono. Napoli è una città – e una squadra – passionale, impulsiva, desiderosa di riconoscenza e rivalsa, accecata da questa sulla strada che porta alla grandezza. Ha il fuoco dentro ma se non le si placa la foga incenerisce e non risplende.
Non è riuscita a guidarla Gattuso, lui – invece – troppo simile ai suoi, capitano e non capo, lupo tra i lupi e non capobranco. Proteggeva ma non lasciava vivere. Infiammava incapace di controllare la propagazione. Combatteva le ansie e le difficoltà insieme ai suoi, senza riuscire a fornirgli gli strumenti per farlo da soli.
Aveva bisogno di Spalletti Napoli, il giusto compromesso. Uomo vivo, un istintivo consapevole, un vulcanico cosciente. Ha portato grinta e imperturbabilità. Per la prima volta – da anni – i partenopei sono una squadra tranquilla e sicura dei propri mezzi. Oggi vediamo tanti singoli definiti immaturi patologici trascinare gli altri come leader, “sfaticati” tornare indietro una volta in più, ottusi calcistici pensare. Non è un caso.
La guru induista Bhagavati disse “calma la mente, l’anima parlerà”. Lo sta facendo l’anima di questa squadra. Un’anima fatta di tecnica e velocità, di gioco, di un passato compiuto. Ha tanto alle spalle questo Napoli e forse, ora, finalmente ha capito di poter avere tanto davanti a sé.
Nel frattempo sono arrivate anche soluzioni diverse, nuovi modi di esplorare le metà campo avversarie, maniere dinamiche e non ripetitive. Questa era un’altra mancanza, anche questa non è stata colmata per caso, adesso.
Il Napoli chiude primo in classifica e ha nel suo allenatore un valore aggiunto. Per ora ne ha oscurato tutti i difetti atavici, i difetti davvero importanti, non quelli giornalistici come la mancanza di un terzino sinistro.
I cavalli buoni si vedono a lunga corsa, ma un cavallo fiero raramente si lascia raggiungere.
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