©️ “NAPOLI ESULTANZA” – FOTO MOSCA
Napoli, in testa da solo alla classifica: solo vittorie in quattro partite e quattro gol contro un’ Udinese giustamente temuta che aveva saputo minare le sicurezze della Juve alla prima giornata. Squadra resiliente, con un allenatore di campo molto concreto.
Spalletti parte con un centrocampo a tre con due giocatori di sostanza insieme a Fabian Ruiz, raccogliendo le preci di chi considera il modulo a 2 un lusso che il Napoli non può permettersi soprattutto con Ruiz o Zielinski, insieme improponibili.
Fa scelte chiare, inequivocabili: oggi Politano dà più garanzie di Lozano, Elmas di Zielinski soprattutto in una partita esterna e contro una squadra fisica. In difesa Rrahmani invece che Manolas (altro segnale). Ospina preferito a Meret, forse non ancora pronto. Tutto condivisibile, pienamente.
Per la verità i primi venti minuti preoccupano: il Napoli è lento, poche idee e poca qualità negli appoggi. Dietro sbagliano tutti: Ospina, Di Lorenzo, Rrahmani e anche KK. L’Udinese farcisce il centrocampo di incontristi che guardano a vista i nostri, Fabian non vede palla, Elmas non trova posizione e anche Anguissa fa fatica. L’Udinese gioca meglio, è più rapida e efficace nel venire avanti.
Ci sono però anche in questi venti minuti alcuni segnali importanti. Insigne c’è e gioca con intelligenza. Al 12’, dopo un contro-movimento perfetto alle spalle del marcatore, chiude con un tiro finalmente efficace, ben parato. Anche Politano e Osimhen nonostante siano in questa fase male assistiti sono vivi e convinti. Soprattutto comincia la sua ottima partita Mario Rui, si proprio lui. Serve con grande qualità Insigne due volte sui movimenti del capitano: sul secondo lancio nasce l’azione del gol che cambia la partita. Dal suo piede per tutta la partita arriveranno suggerimenti puntuali e precisi: spinta costante e copertura difensiva. Se dietro a sinistra questi segnali saranno confermati e potremo contare su un Ghoulam almeno in parte ritrovato, colmeremo la lacuna delle lacune di questa squadra.
Il primo gol viene attribuito a Osimhen anche se solo la fantasia di Spielberg avrebbe potuto escogitare un modo perché quella palla invertisse il suo corso anche senza la zampata del nigeriano. Il merito è tutto di Insigne e Rui: a Cesare quel che è di Cesare.
Dopo il gol la squadra si trasforma e iniziano i più bei 70’ della stagione: l’Udinese perde intensità e sicurezze, lascia spazi a centrocampo dove Ruiz e Anguissa fanno sfracelli. Elmas comincia a giocare con meno frenesia e supporta bene gli altri due. Il Napoli è finalmente corto, in fase di possesso palla si vedono fraseggi sarriani, le distanze ridotte consentono precisione anche agli output di piedi spigolosi, molto più in difficoltà quando si deve verticalizzare a 15/20 metri in mezzo alla folla.
Lo schema su punizione è un’altra perla della gestione Spalletti: da quando tempo non ne vedevamo uno? L’assist a Rrahmani è fortunoso ma è anche vero che Fabian aveva preso un palo clamoroso pochi minuti prima. Dopo la “varrata” di KK, al momento capocannoniere della squadra, i cambi servono a salvaguardare gambe e fiato di alcuni titolari in vista dell’impegno di giovedì a Genova. Lozano sfrutta l’occasione e segna un gol meraviglioso in una serata magica.
Considerazioni finali: abbiamo una squadra che non sarà mai leonina per caratteristiche fisiche e caratteriali di troppi interpreti, ma non è neppure più di immacolati panda. Anguissa si sta dimostrando sempre più un acquisto centrato e prezioso.
Ruiz a tre ben coperto può giostrare più avanti dove la sua tecnica e idee sono determinanti.
In attacco siamo forti: speriamo che Insigne possa essere finalmente un uomo squadra anche se con uno score personale ridotto (che da solo non serve a niente). Chi scrive premette con onestà che per riconoscerglielo avrà bisogno di ben più importanti controprove.
Quando si gioca bene e si segna, crescono il morale, le sicurezze, la squadra acquisisce consapevolezze più e meglio di tante parole. Avevamo detto che il valore aggiunto di questo Napoli poteva essere Spalletti. Finora non ha sbagliato una mossa, dentro e fuori dal campo. Ha dato un’identità di gioco e personalità alla squadra.
Lui e i giocatori sono stati abbastanza spernacchiati dall’ambiente e dai commentatori esterni alla vigilia: ricordare la storia ci dice che quando abbiamo vissuto vigilie depresse spesso abbiamo poi trovato stagioni meravigliose. L’arrivo di Sarri a Napoli docet. Piedi per terra dunque e non ci illudiamo: siamo solo alla quarta e abbiamo affrontato squadre inferiori o in crisi.
Forza Napoli Sempre
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