Correva l’anno 1957 e Santarelli parò due rigori al Collana
Tredicesima giornata del campionato di Serie A 1957/58, il Napoli perde in casa contro il Bologna. Fanno notizia i due rigori parati da Attilio Santarelli.

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La lettura inattuale dei quotidiani sportivi di qualche anno fa – nel nostro caso, quelli di appena 64 anni fa – regala, e sempre lo farà, storie avvincenti. Che si tratti del giornale di rosa pittato, di quello verde o di quello in bianco. Oggi attingiamo a quello in verde e a quel che successe alla tredicesima giornata del campionato di serie A 1957/58. Quando il Napoli, in casa, viene superato dal Bologna. 1 a 0, rete di Pivatelli sul finire del primo tempo. Pioggia sul campo e sulla partita.
Le note di cronaca segnalano però – poeticamente – che “il terreno ha resistito con valore alle insidie delle copiose precipitazioni, ma sotto il tappeto erboso stagnavano larghe pozze d’acqua”. Sempre nelle note il giornale (sede a Bologna…) aggiunge: “Tre minuti dopo la fine del primo tempo, durato non si sa perché cinque minuti di più del tempo regolamentare, l’arbitro puniva con un rigore un inesistente fallo di Rota su Vinicio: il tiro di Franchini era bloccato da Santarelli. Al 4’ della ripresa Di Giacomo veniva stretto in area da Bodi e da Pilmark e Campanati concedeva al Napoli un secondo rigore. Questa volta il tiro era affidato a Di Giacomo, il quale lo batteva proprio addosso al portiere che salvava”. Poco altro da dire sulla partita.

Ma i due rigori parati da Santarelli (Attilio di nome) fanno notizia, eccome. Se oggi andate a dare una occhiata sull’enciclopedia al tempo di internet (wikipedia, il nome) nella voce che riguarda il portiere quell’8 dicembre 1957 compare nelle primissime righe.
Peraltro, due giorni dopo, sempre sul giornale di verde pittato c’è un articolo su Santarelli, con lunga intervista: “Parare un rigore è questione di abilità ma anche di fortuna. Tutto sta, secondo me, nel non perdere la calma. Sul primo rigore che, fra parentesi, è stato letteralmente inventato, Mialich mi aveva gridato che Franchini me l’avrebbe tirato a sinistra. Franchini ha sentito e io mi sono accorto che aveva sentito. Così ho pensato: questo me lo tira a destra. Ho battezzato l’angolo, dunque, e sono partito a destra forse qualche attimo prima. Se non facevo così, certo non lo prendevo. Ho inchiodato la palla al terreno: c’è stato chi ha parlato di un pallone sfuggito, ma il film è lì a provare che l’ho trattenuto subito.
Sull’altro rigore la mia fortuna è stata di partire… in ritardo. Infatti avevo indovinato bene che Di Giacomo voleva tirare alla mia sinistra; ma se mi fossi lanciato in anticipo, sarei stato battuto! Infatti Di Giacomo aveva calciato male, e la palla sarebbe entrata nel centro della porta. Invece, sono partito dopo, e ho fatto a tempo a …frenare e ad arrestare il tiro. Poi Di Giacomo mi è arrivato addosso, ma era un colpo involontario. Invece è con Vinicio che ce l’avevo e che ce l’ho ancora. Un campione della sua statura non deve fare assolutamente quello che mi ha fatto. Nell’occasione del primo rigore, mentre si alzava, io ero lì vicino e gli ho detto: l’hai fatta la commedia, non è vero? E lui mi ha colpito con un calcio al ventre”.
Basta così? Macché. Il bello arriva adesso. E’ sempre Santarelli a raccontare. Alla faccia della privacy oggidì tanto diffusa (e tanto stupida, spesso). “Nella mia Faenza domenica scorsa al circolo “Frati”, un ritrovo repubblicano, erano in ascolto molti miei amici alla radio. Bene: al secondo rigore, due sono svenuti. Uno era Oreste Gallegati, un tifosissimo della Juve che è parente del lottatore omonimo, e l’altro Michele Casta, che è mio zio e mio maestro, dal momento che fu portiere del Faenza per molti anni. Io sono felicissimo naturalmente e lo sono anche per mia madre che è la mia prima tifosa. È venuta in stazione, domenica notte. Dovevamo arrivare alle due o alle tre; siamo arrivati alle cinque e lei era sempre lì, ad aspettarmi”.
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