Granitico Gramaglia, ligure D.O.C.

Bruno Gramaglia, ligure D.O.C., è uno dei difensori-mediani entrati di diritto nella 'Hall of Fame' del Napoli.

Articolo di Davide Morgera21/12/2021

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Ha giocato davanti alla difesa del Napoli quando i portieri si chiamavano Sentimenti II, Blason, Chellini, Casari e Bugatti. È stato un pilastro degli azzurri in due fasi diverse della sua vita di atleta, dal 1938 al 1943 e dal 1949 al 1955, con una importantissima parentesi proprio a La Spezia nel periodo di guerra. Un’esperienza che lo laureò addirittura campione d’Italia quando il titolo fu vinto dalla squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia, nel 1944. Una compagine entrata nella leggenda perché riuscì a sconfiggere il Grande Torino di Valentino Mazzola aggiudicandosi lo ‘scudetto della guerra’.

È tuttora uno degli azzurri con più presenze avendone collezionato 273 con 4 reti in periodi in cui di partite ce n’erano solo una a settimana. È uno dei difensori-mediani entrati di diritto nella ‘Hall of Fame’ del Napoli e uno di quelli di cui i frequentatori del ‘Collana’ ricordano con maggiore affetto. Una delle formazioni che ha assunto toni da ‘rosario’ è certamente quella di metà anni ’50. Bugatti, Comaschi, Vinyei, Castelli, Gramaglia, Granata, Vitali, Ciccarelli, Jeppson, Amadei e Pesaola.

© Archivio personale di DAVIDE MORGERA

Stiamo parlando di un genovese D.O.C., di uno che è cresciuto nelle giovanili del Genoa ed è poi diventato un sampdoriano sfegatato, giocando nell’Andrea Doria e coi blucerchiati prima della lunga parentesi nel Napoli. Il suo nome era Bruno Gramaglia e dall’aspetto, fiero ed orgoglioso, sembrava più un lupo di mare uscito dai vicoli della vecchia Genova che un calciatore, un bucaniere più che un instancabile difensore centrale, un nonno pronto a dare consigli piuttosto che uno che aveva fatto innamorare il popolo partenopeo per quanto dava in campo. Il Napoli lo prelevò la prima volta proprio dall’Andrea Doria in serie C nel 1938 e la seconda volta dalla Sampdoria undici anni dopo, quando la squadra cercava un giocatore esperto per poter subito risalire in serie A. Cosa che avvenne puntualmente perché quell’anno Gramaglia collezionò 40 presenze e mise a segno due reti nel Napoli che Monzeglio riportò subito in massima serie.

© Archivio personale di DAVIDE MORGERA

Bruno Gramaglia è sempre stato bene a Napoli e lo dimostra il fatto che vi ritornò per concludere la carriera. Perché andò via la prima volta? Pare che la questione sia più semplice di quanto appaia poiché, nel clima di guerra e di incertezza, in un periodo in cui la paura la faceva da padrona su civili e atleti, il giocatore ligure volle avvicinarsi a casa. Finì, dunque, per disputare 10 partite coi Vigili del Fuoco di La Spezia che, dopo incontri rocamboleschi, giocati tra il timore di bombe e i blitz dei tedeschi, le lotte partigiane e le uccisioni fratricide in un’Italia piombata nel caos, si aggiudicò il Campionato dell’Alta Italia nel 1944. Subito dopo quella esperienza passò di nuovo all’Andrea Doria e poi alla Sampdoria dopo la fusione tra le due squadre genovesi.

Eppure, lui ligure fino al midollo, quando sentì il richiamo di Napoli non seppe resistere e non seppe dire di no. Tornò, dunque, tra le fila degli azzurri e vinse subito il campionato di serie B. Dopo il ritorno in A collezionò tre sesti, un quinto ed un quarto posto, posizioni che portarono il Napoli della coppia Lauro-Monzeglio tra i vertici del calcio italiano.

Il primo incontro ufficiale in un campionato tra Napoli e Spezia avvenne quando Gramaglia indossava ancora l’azzurro, prima che passasse tra le fila dei Vigili del Fuoco di La Spezia. Correva l’anno 1942-43 e gli azzurri erano scivolati in serie B, dopo il brutto penultimo posto dell’anno precedente, mentre lo Spezia giocava  stabilmente nella categoria cadetta. Il 13 dicembre del 1942 il Napoli ospitò gli spezzini in casa dopo un inizio di torneo per niente esaltante. Tre vittorie, due sconfitte e quattro pari. In quella partita Gramaglia viene schierato col solito numero ‘sei’ davanti ad una difesa formata da Sentimenti II, Pretto, Berra e Fabbro, un centrocampo con Cadregari e Verrina ed un attacco con Busani, Viani e Venditto. Gli azzurri si portano in vantaggio con Viani ma lo Spezia, prima con Carapellese e poi con Costa, ribalta il risultato e porta a casa una vittoria di fondamentale importanza per la sua classifica. Dopo quel campanello di allarme il Napoli pian piano risalirà la china e a fine anno chiuderà a due punti dalla promozione in serie A, dietro Modena e Brescia.

© Archivio personale di DAVIDE MORGERA

Poi, la guerra interrompe i successivi campionati ed il Napoli, prima di partecipare a quello di Centro Sud, gioca solo tornei amatoriali ed amichevoli mentre i giocatori dello Spezia vengono rilevati dal 42esimo Corpo dei Vigili del Fuoco. Questa compagine vince prima il girone regionale dell’Emilia e poi va ad imporsi nella classifica finale della Divisione Nazionale.

Intanto Gramaglia, passato il periodo bellico, torna a Napoli e vi mette radici calcistiche divenendo il beniamino di Monzeglio che lo schierava sempre e comunque. Ragazzo serio, professionalmente ineccepibile, non aveva un fisico propriamente scultoreo ma in campo era un vero dominatore dell’area piccola. Le sue doti di combattente lo fecero apprezzare dal pubblico partenopeo che, proprio nei giorni in cui voleva smettere, gli fece cambiare idea. Fu così che Bruno Gramaglia, da Genova, rinviò il suo ritiro dall’agonismo giocando ancora una stagione, l’ultima, in maglia azzurra.

 

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