22 giugno, “El dia del gol”
Sappiamo della Thatcher, della giunta militare inglese che ha la meglio su quella Argentina, delle Falkland, e, ovviamente, della classe imperiale di Maradona. Forse, però, l'elemento che più di tutti è stato omesso è stato il racconto di Diego su quei gol.

C’è un uomo nei piani alti dello stadio Azteca con la voce grattugiata dal fumo che sta accompagnando il gol più bello di sempre alla porta della storia. È Victor Hugo Morales, El Relator, che con un tono rotto dalle lacrime ringrazia Dio, e poi chiede scusa. Il motivo lo dirà dopo qualche anno. Sembra assurdo, una delle più autorevoli figure del giornalismo sudamericano, dopo aver recitato “il relato” destinato a diventare una preghiera nel calcio, chiede scusa? Si. Proprio così. Le ragioni le spiegherà a Federico Buffa, nel loro bellissimo incontro, nel quale l’uruguaiano racconterà che in quel momento era eccessivamente slegato da quell’imparzialità di cui un radiocronista dovrebbe essere investito. Infatti, affermerà, professionalmente è molto più soddisfatto del racconto del gol di Maradona contro la Grecia, durante i Mondiali americani del 1994.
Lui immagina, recita, racconta. Come ogni relator, ma meglio di chiunque altro, è parte dello spettacolo. Quel 22 giugno del 1986, Morales pronuncerà le centocinque parole più evocative della storia del fútbol, che iniziano con un semplicissimo: “Ahí la tiene Maradona“. La sua radiocronaca testimonia meglio di qualsiasi video, racconto o articolo di giornale chi fosse el Pibe de Oro e quali emozioni fosse capace di regalare a chiunque avesse avuto la fortuna di vederlo giocare. Sono due i gol che fanno della partita contro l’Inghilterra un capitolo di storia contemporanea, e sono stati declinati in qualsiasi modo possibile. Sappiamo della Thatcher, della giunta militare inglese che ha la meglio su quella argentina, delle Falkland, e, ovviamente, della classe imperiale di Maradona. Forse, però, l’elemento che più di tutti è stato omesso è il racconto di Diego su quei gol.
“La palla andava sempre più in alto, pensai che non l’avrei mai raggiunta. Poi mi venne un’idea, misi la mano sopra la testa, mi feci sotto e anticipai Shilton”. Fin qui, tutto normale, o meglio, straordinariamente normale. Il bello arriva dopo, quando racconta che gli va vicino “quello scemo”, come lui lo definisce, di Sergio Batista, che inizia a chiedergli se avesse segnato di mano. Si unisce Jorge Valdano tra i perplessi, ma Diego non ne vuole sapere: “Non rompermi le palle, te lo dico dopo“. E anche Morales dice in radiocronaca di aver visto un tocco con la mano; per fortuna nostra, e di tutto il popolo argentino, a vedere quel pugno che colpisce il pallone è stato solo lui insieme a quattro calciatori inglesi. L’arbitro, che nemmeno doveva arbitrare quella partita, si fidò dei suoi assistenti, secondo i quali era tutto regolare.
Maradona, però, non è soddisfatto, sa che deve dare una dimostrazione della sua forza, e poco dopo si esibirà nel più bel gol della storia del calcio. Come se volesse dire “tranquilli, so segnare anche così”. Quel gol, in realtà, nasce sei anni prima. Siamo nel 1980 e l’Inghilterra, da sempre, è portatrice di superbia. Non perde occasione per rivendicare che la sua sia la terra del calcio. Invita l’Argentina Campione del Mondo del 1978 a giocare contro di essa. L’Argentina non rifiuta l’invito, e si presenta con Diego, escluso dal “Flaco” Menotti dal Mondiale casalingo. In questa gara, Maradona inizia a toccare la palla come solo lui sa fare. Parte da una trentina di metri dalla porta, e ha le spalle ad essa. Si sposta sul sinistro, sempre con il suo piede, scarta un uomo e si trova difronte a tre difensori; ma, come se avesse usato il teletrasporto, è in un batter d’occhio difronte al portiere. Non lo scarta, tocco sotto e palla di poco a lato. Nella memoria muscolare di Maradona, quel tipo di gol esiste. La partita finirà 3-0 per gli inglesi, ma non è importante.
Quando incontrerà i fratelli, uno di loro gli dirà: “Diego, ma potevi superare il portiere dai”. Lui risponderà: “Va bene, la prossima volta lo farò”. E poi c’è tutto il disegno del destino, secondo cui quel gol, ma più bello, verrà realizzato contro la stessa Inghilterra, ai Mondiali, e dopo “la mano de Dios“.
A Diego, che nulla ha da invidiare ai personaggi più influenti della storia. A Victor Hugo Morales, la cui voce rimbomberà per sempre quando rivivremmo quel fantastico gol. E, infine, a Federico Buffa, colonna sonora delle più grandi gesta sportive di sempre, “Gracias, por el fútbol, por esta lágrimas“.