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Che noia questo Napoli cinque stelle

Noia

© “LOZANO” – FOTO MOSCA

In “Ricomincio da tre” Massimo Troisi ci parla di un vicino “genio”. Un ragazzino sullo stesso pianerottolo della propria abitazione che eccelle in tutto e che – a confronto – minimizza ogni sua conquista: una noia. Ecco, il Napoli di Spalletti per chi ne scrive è come quel vicino genio, restituisce la stessa noia, escludendo ogni velleità di rintracciare una difficoltà, qualcosa da migliorare. Ieri abbiamo visto anche l’abbozzo di una difesa a tre, un Juan Jesus diligente, un ottimo sostituto di Fabian e chi potrà sostituire Osimhen a gennaio. Mancava solo che ci presentassero il nuovo terzino sinistro dal prossimo calciomercato.

In effetti, a noi giornalisti, era rimasto solo il cammino Europeo per indicare qualcosa di estraneo alla quasi perfezione alla quale abbiamo assistito da fine agosto a questa parte. Fino al settantesimo circa abbiamo creduto di avere analisi critiche da stilare, tirando fuori i vecchi temi della cattiveria, del cinismo, di piccoli protagonisti da piccolo palcoscenico, però poi sono svaniti di colpo.

Il danno, il limite, sarebbe stato uscire dall’Europa anzitempo, con una squadra attrezzata per dominarla – almeno quella delle piccole. La beffa, poi, poteva arrivare da un momento all’altro. Come noi avrà pensato a questo l’80% dei tifosi del Napoli prima del gol d’Insigne. Se la legge “gol mangiato/gol subito” fosse legge per davvero e non circostanza, gli azzurri ne avrebbero dovuti subire almeno più di tre. Perché – per quanto possa ingannare la rotondità del risultato finale – quella tra Napoli e Legia non è stata la partita che ci aspettavamo. La prima d’Italia contro la quindicesima di Polonia, stimolava epiloghi più pronti, invece sono maturati col tempo hanno avuto bisogno di crescere.

Erano incolmabili le distanze, troppe le lunghezze che hanno diviso i due undici anche in campo. Gli uomini di Spalletti hanno dominato, chiamati a nozze dagli avversari che hanno rinunciato sin da subito ad attaccare, arrendevoli. Le soluzioni offensive del Napoli, invece, sono state tante: capacità di andare per linee orizzontali e intuizioni per trovare la verticalità.
Se gli argini non si sono rotti prima lo dobbiamo alla serata da Re Mida del portiere polacco Mista – un giovane diciannovenne – e alla nuvoletta fantozziana che segue come un’ombra – da qualche tempo a questa parte – Mertens e Lozano (messicano tra l’altro migliore in campo nella prima frazione di gioco).

Parlavamo di noia, ebbene si avremmo avuto qualcosa di nuovo da scrivere, se una partita, che nelle scorse stagioni azzurre sarebbe rimasta bloccata per una frenesia diventata coi minuti impotenza, non fosse stata affrontata con la pazienza dei forti che sembra contraddistinguere questo Napoli.

Come una big, leggevi negli occhi dei suoi la consapevolezza di sbloccarla prima o poi. Come? Come una big, con il guizzo del campione, quello che sale in cattedra e decide il match. Peccato che il Napoli non ha mai avuto quel tipo di giocatore o forse si? La riposta – le risposte – la fornisce Insigne che segna un gol a volo alla Van Basten e poi serve un cioccolatino ad Osimhen da consegnare a Mista, a mo’ di zolletta di zucchero contentino per un cavallo che ha fatto il suo dovere e ora può riposare.
Politano chiude solo i conti, quando tutti noi abbiamo già lasciato il tavolo di un ristorante al quale dovremmo dare ancora cinque stelle su TripAdvisor: che noia.

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