Napoli-Bologna e il meraviglioso samba di Massa
Era l'11 gennaio 1976 e il San Paolo si trasformò in un sambodromo quando Massa domò il Bologna con un gol da cineteca.
©️ FOTO MASSA E QUOTIDIANI – ARCHIVIO PERSONALE DAVIDE MORGERA
A me sembra ancora ieri. Sembra ancora ieri che, dopo una visita nella sede del Napoli in Via Crispi, il mitico Carletto Iuliano mi regalò una rivista dal titolo “I 2000 gol del Napoli”, curata da Gianni Infusino.
Ed ho ancora davanti agli occhi la corsa sfrenata di Massa verso la curva dopo aver riacciuffato, con un gol pazzesco, un pari casalingo col Bologna. Lui, “Peppeniello”, un giocatore che aveva colpi che nulla avevano da invidiare a Ciro Mertens ed Insigne, un acrobata della marcatura, un fromboliere, un ginnasta snodabile di soli 1,68 di altezza. I due episodi sono indissolubilmente legati perchè proprio quella rete, secondo le statistiche ufficiali, fu la duemillesima del Napoli nei campionati disputati in serie A. E la rivista aveva in copertina proprio la foto di quella marcatura. Dal gol numero uno di “Pippone” Innocenti, napoletano d’adozione, alla rete numero duemila di un napoletano verace della Torretta, Giuseppe Massa. Scudiero prima della coppia Clerici e Braglia e poi del duo Savoldi-Braglia ma anche finalizzatore, gran faticatore e uomo di fascia, la nostra ala ha raccolto meno, a livello di popolarità, di quanto meritasse.
NAPOLI-BOLOGNA, LA MAGIA DI MASSA
Tu chiamale se vuoi, emozioni. Cosa successe quella domenica di quarantacinque anni fa tra Napoli e Bologna può avere solo questa e poche altre definizioni. Una girandola di colpi di scena, un vortice di adrenalina pura, un turbinio di sentimenti tra mutamenti nel risultato, una nostalgia a dir poco canaglia, un lutto da onorare, scene da delirio puro, un giovane portiere all’esordio, il ritorno di Clerici. Un risultato perso, riagguantato ed acchiappato per i capelli, poi la vittoria sfiorata dopo un gol a pochi minuti dalla fine.
Chi era al San Paolo quel giorno non ha potuto dimenticare l’ennesima invenzione di Giuseppe “Peppeniello” Massa, una tremenda botta di precisione dalla grande distanza, un missile aria-terra che diede il tanto agognato punto al Napoli. Una gara che non scorderà facilmente nemmeno Pasquale Fiore, portiere classe 1953, all’esordio dal primo minuto e terzo nella scala gerarchica di Vinicio. Indisponibili sia Carmignani che Favaro, il mister brasiliano schiera Fiore dal primo minuto e porta in panchina, come dodicesimo, Sorrentino, il papà del portiere di lunga militanza clivense. Sarà la prima ed unica presenza del non ancora baffuto portiere quell’anno, dopo quella partita non giocherà più, accusato di aver mostrato poca personalità in occasione delle due reti bolognesi.
11 gennaio 1976. Il sole è velato, fa “cucù settè” tra le nuvole, la temperatura è mite, non particolarmente rigida. Il Napoli scende in campo con il lutto al braccio per la morte della madre di Luis Vinicio, ad onorarla ci sono circa 85000 spettatori (70000 abbonati e 15000 paganti, cifre di un altro calcio), forse venuti anche per battere le mani a Sergio Clerici, alla sua prima da avversario a Napoli. Infatti “El Gringo”, chiamato dai tifosi al suo ingresso in campo, va a raccogliere un mazzo di fiori sotto la curva e capisce, dalla notevole accoglienza ricevuta, che ha lasciato un bel ricordo.
Ma su questo pochi avevano dubbi, si era a gennaio e si discuteva ancora se era meglio il Napoli con la coppia, mai formata, Clerici-Savoldi o quella con “Mister due miliardi” e Braglia. I rossoblu presentano, dunque, due ex di lusso in campo, Rampanti e Clerici, ed uno seduto in panchina, “Petisso” Pesaola che guarda il San Paolo, accende sigarette, gli batte il “corazon” e pensa che quello è il suo stadio di sempre. Ci ritornerà, infatti, l’anno dopo, sostituendo proprio il suo amico Vinicio.
Squadra spregiudicata fin dalla lettura delle formazioni, il Napoli non schiera quasi nessun marcatore. I terzini sono Orlandini e La Palma, lo stopper il rosso ed acerbo Punziano che, agli scatti di Chiodi, viene richiamato dall’esperto Burgnich che forse vorrebbe fargli un paliatone ogni volta che la sgusciante punta felsinea si invola verso rete. Infatti, dopo soli 15 secondi di gioco, Chiodi, approfittando di un malinteso difensivo, buca Fiore e porta in vantaggio i rossoblu.
Il Napoli ha una reazione furiosa e dopo pochi minuti pareggia con Braglia, anch’egli in modo fortunoso. Ma è ancora Chiodi che sorprende la retroguardia partenopea nel primo tempo provocando lo sconforto della coppia Punziano-Fiore, due giovanotti che solo l’anno prima giocavano in Primavera. Da qui in avanti, per gli azzurri, sarà sofferenza pura, sarà un rincorrere i felsinei cercando di sfondare da ogni parte. Il Napoli, senza essere fachiro, sembra essere sui….Chiodi, avanza ma non punge.
Quando la gara sembrava ormai persa e Braglia aveva clamorosamente colpito una traversa da due passi, Massa ti inventa un gol da cineteca a 4 minuti dalla fine mettendo fine ad un incubo. La sua staffilata dalla distanza va ad insaccarsi dove Mancini non può arrivare, precisa e chirurgica quanto basta, proprio nel “sette”. A questo punto, festante ed ebbro di gioia, Massa corre verso la curva, si inginocchia alla Jairzinho e bacia la pista di atletica in segno di ringraziamento verso il Dio del pallone. Amor sacro ed amor profano a braccetto, pubblico in delirio.
Da allora, al San Paolo, un’esultanza così si è vista raramente. Lo stadio trasformato in sambodromo, mortaretti post natalizi a go-go e un abbraccio all’autore del gol che non sembrava finire mai. Il bello (o il brutto, dipende dai punti di vista), però, è che Cresci, un ringhioso mastino del Bologna, rifila un colpo al viso a Massa subito dopo il pareggio e di fatto stabilisce che prendere gol a pochi minuti dal termine non piace a nessuno. I felsinei avevano iniziato a gustare una vittoria, è vero, ma siamo sicuri che i due punti avrebbero fatto piacere a Pesaola e Clerici? A noi rimane ancora qualche dubbio…