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Un pari maledetto

Un pari maledetto

© NAPOLI-SPARTAK 1990 – FOTO COLLEZIONE PRIVATA DAVIDE MORGERA

Come si diceva una volta, serata fresca, terreno allentato, 65000 spettatori, una parte dei quali fischia il Napoli per le delusioni in campionato. Le premesse per continuare in Coppa dei Campioni ci sono tutte, dopo aver eliminato gli ungheresi dell’Ujpest Dozsa al primo turno e soprattutto dopo aver convinto con prestazioni brillanti nelle due gare. Allora si faceva così, scontro diretto, chi vince va avanti, chi perde va a casa. Era un terno a lotto, ogni partita era da ‘dentro o fuori’, non i comodi gironi di adesso.

Il Napoli era reduce anche dal clamoroso 5 a 1 inflitto alla Juventus in Supercoppa e la squadra appariva pimpante, organizzata e frizzante quanto basta al di là di qualche calo in campionato. Il neo acquisto Silenzi sembrava un gigante (in tutti i sensi) messo accanto a Careca, Galli era il portiere che serviva per sostituire il partente Garella, Incocciati un’ala veloce e scattante che poteva servire per ‘spaccare’ le partite e Venturin poteva giocarsi le chiavi del centrocampo con Mauro per affiancare i solidi Crippa, De Napoli e Alemao. Anche allora pochi acquisti, come quest’anno. 

Napoli-Spartak 1990. Foto tratte da Supersport 2000, collezione privata Davide Morgera.

Quella con lo Spartak Mosca al San Paolo fu l’ultima gara di Maradona nello stadio di casa in una competizione europea.

L’avversario sembra alla portata del Napoli, i sovietici hanno eliminato lo Sparta Praga, una squadra di medio livello. Ovviamente la gara potrebbe avere una sua svolta già a Fuorigrotta perchè l’unico imperativo è ‘vincere’, a differenza di quando si andava per prima in trasferta e poteva bastare anche il pareggio. Grande attesa e pubblico delle grandi occasioni, del resto due anni prima i napoletani avevano assistito solo al pari con il Real Madrid e la Coppa dalle ‘grandi orecchie’ l’avevano appena annusata. Adesso c’è l’occasione di superare il secondo turno ed andare avanti nella competizione e con Maradona tutto è ancora possibile.

Un Napoli caricato a pallettoni gioca una gara di spessore, ariosa nelle sue trame, a tratti anche bella a vedersi. Purtroppo non si andrà oltre un pareggio ad occhiali, il risultato finale dice 0 a 0 perchè i russi hanno giocato a fare gli italiani, arroccati in difesa per portare a casa il punticino, mentre gli azzurri, con le loro folate offensive, non sono riusciti a bucare la rete difesa da Cherchesov. Anzi la partita assume contorni anche paradossali e sfortunati perchè alla fine il Napoli coglie tre pali, tutti colpiti su assit di uno scatenato Maradona, mentre lo Spartak ne prende due. Il primo lo colpisce Francini, poi Incocciati stampa il pallone sulla traversa ed infine Baroni, dopo una conclusione aerea, porta il numero dei legni colpiti a tre. Ma, per quanto visto in campo, per le occasioni create e per la mole di gioco sviluppata (oggi si parlerebbe di possesso palla), il Napoli avrebbe meritato la vittoria ai punti. 

Programma in russo di Napoli-Spartak 1990, collezione privata Davide Morgera

Quello che accadde, poi, nella gara del ritorno, è noto a tutti. Punto primo. Il 7 novembre in Russia c’è un freddo polare, mica le camicie e le mezze maniche come da noi. Una delle chiavi della gara fu proprio l’abitudine all’inverno rigido che favorì indubbiamente i padroni di casa. Secondo punto, i capricci e le bizze di Maradona che prima decide di non partire per la trasferta e poi raggiunge i compagni con un jet privato. Punto tre, l’assenza di Careca, sopperita con Zola ed Incocciati che avevano caratteristiche molto diverse dal bomber carioca. Quarto punto, le occasioni più clamorose capitano ancora al Napoli con un palo di Incocciati ed una opportunità sciupata da Francini a pochissimi metri dalla porta avversaria. Punto cinque, mai stati fortunati alla lotteria dei rigori (come era avvenuto a Tolosa quattro anni prima in Coppa UEFA).

Il Napoli uscì mestamente dalla competizione perché i sovietici furono infallibili dal dischetto, cinque su cinque. La scia di polemiche che lasciò il comportamento tenuto da Maradona si trascinò a lungo e portò gli azzurri ad avere un andamento molto altalenante in campionato fino all’epilogo di marzo quando Diego fu trovato positivo al controllo anti doping. Maradona andò via da Napoli, con un viso più buio di un cimitero a mezzanotte, ma il suo rapporto con la città non si spezzerà mai. Allora forse non lo capimmo, eravamo delusi, arrabbiati, spaesati. Quando abbiamo pianto dopo la sua morte l’amore è diventato eterno ed incondizionato.

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