Pippo Inzaghi e le sue scommesse perdenti, un addio senza rimpianti
L'addio di Filippo Inzaghi alla panchina della Salernitana, anche se ancora non ufficializzato, si e trasformato in un vero e proprio sospiro di sollievo..
L’addio di Filippo Inzaghi alla panchina della Salernitana, anche se ancora non ufficializzato, si è trasformato in un vero e proprio sospiro di sollievo collettivo per gran parte della tifoseria granata. La sua breve parentesi alla guida della squadra ha sollevato molteplici critiche, e i riflettori si sono centrati su una serie di decisioni che, agli occhi di molti, sono sembrate inadeguate per il contesto e le sfide affrontate dalla squadra. Del resto avevamo già analizzato in questo articolo che l’essere stati grandi calciatori non è affatto una promessa di successo quando si varca la soglia del rettangolo verde come allenatore. E il calcio ci regala una lunga lista di ex campioni che, invece di bissare il successo in panchina, si sono spesso persi nell’oscurità del fallimento o della delusione.
Anche la gestione di Inzaghi è stata segnata da una serie di scelte discutibili che hanno penalizzato pesantemente le performance della squadra. A cominciare dalla sua pubblica denuncia sulla preparazione fisica della squadra sotto la guida del predecessore, Paulo Sousa, che Inzaghi aveva considerato approssimativa. Questa dichiarazione ha gettato ombre non solo sul lavoro del suo predecessore ma ha anche messo in dubbio la condizione atletica dei giocatori proprio all’inizio del suo mandato.
Un altro aspetto particolarmente criticato è stata l’insistenza di Inzaghi nello schierare un inconcludente e impacciato Simy, scelta interpretata da molti come scarsa flessibilità tattica e approssimativa conoscenza delle reali potenzialità dei suoi giocatori. Per un ex attaccante bravo come lui è sembrata incomprensibile proprio la gestione degli attaccanti e l’incapacità di sfruttare al meglio l’ultimo arrivato Weissman, nell’incontro risolutivo per le residue speranze di salvezza della squadra.
E infatti la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata proprio la partita decisiva contro l’Empoli. In un incontro chiave per le sorti della Salernitana, l’approccio troppo cauto e la mancanza di coraggio nelle scelte tattiche hanno tradito le aspettative dei tifosi e della dirigenza. Inzaghi, in questa circostanza, non è riuscito a trasmettere la grinta e la determinazione necessarie per conquistare un risultato positivo, facendo emergere le limitazioni del suo approccio alla guida della squadra.
Le manifestazioni pubbliche di fiducia nel progetto Salernitana, espresse attraverso reiterate dichiarazioni cariche di ottimismo da parte di Inzaghi, non sono state suffragate dai risultati sul campo, evidenziando un enorme distacco tra le aspettative e la realtà dei fatti. Di conseguenza la sua partenza viene accolta, in queste ore, come una liberazione da parte dei tifosi inferociti, che vedono ormai la salvezza come un lontano miraggio. Tra i commenti più gettonati che si possono leggere sui social ci sono quelli che ricordano che se proprio dobbiamo retrocedere, almeno che lo si faccia con dignità. Quella dignità che nella partita con l’Empoli è mancata completamente e proprio quando Inzaghi aveva finalmente a disposizione un vero centravanti di ruolo, ignorato colpevolmente al momento di schierare in campo l’undici titolare. In questa partita non erano più ammessi errori e Inzaghi lo sapeva bene.
Con la fine dell’era Inzaghi alla Salernitana si apre necessariamente un nuovo capitolo di rifondazione per la squadra. La necessità di un rinnovamento tattico e di una guida tecnica più consona alle sfide della Serie A è ora più evidente che mai, e i tifosi sono consapevoli che: peggio di così . . . sarà impossibile fare!