Quanta noia al Gran Premio di Montecarlo
Un Gran Premio noioso a Montecarlo. Pochi sorpassi per un circuito ormai obsoleto per le vetture moderne. Vince Norris su McLaren, secondo Leclerec su Ferrari e Piastri su McLaren.

A Montecarlo si è disputata l’82° edizione del Gran Premio di Montecarlo, l’ottava tappa del campionato 2025 vinta da Lando Norris su McLaren che non trionfava su questa pista dal 2008. Questo è la gara più corta dell’anno (con una lunghezza totale di 260,286 Km) e presenta anche la velocità media più bassa, che è di circa 155 Km/h, mentre la velocità massima che è di circa 290 Km/h è raggiungibile solo in due punti: sul rettilineo della partenza e dopo il tunnel, mentre alla curva Loews le vetture raggiungono la velocità minima di tutto il mondiale che è di 60 Km/h.
Se Imola è considerato un circuito old school Monaco è ritenuto uno ancient school, poiché le gare si svolgono all’interno di stretti borghi cittadini, così n è un caso che gli appassionati ritengono che sia inadatto e obsoleto per le vetture moderne. Tra le vie strette del Principato i piloti devono mantenere un controllo costante dell’auto e avere un livello di concentrazione molto alto, altrimenti rischiano di toccare muri e barriere, compromettendo l’esito della loro gara.
A prova di ciò che si scrive, basti pensare che anche i campioni hanno commesso errori significativi. Su tutti ricordiamo quello commesso da Ayrton Senna nel 1988, mentre conduceva una gara in solitaria, andò a sbattere al Portier al 67° giro, provocando il proprio ritiro.
A Montecarlo chi vuole sorpassare deve essere convinto e deve avere un mezzo che gli consenta di portare al termine la manovra. I punti ideali per tentare quest’impresa sono prima della Sainte Devote e alla chicane dopo il tunnel, ma si può anche provare al Mirabeau o alla Rascasse.
Pertanto spesso la gara risulta monotona perché non mancano mai processioni e trenini proprio perché nessuno osa l’azzardo. Allora per l’edizione 2025 la FIA e Liberty Media hanno imposto ai team l’obbligo di effettuare due soste durante la gara. Un tentativo per scongiurare un esito che sembra già deciso dopo le qualifiche. Questa novità ha offerto sì maggiore flessibilità alle squadre, ma ha anche incrementato il livello di controllo da parte dei tecnici nei confronti dei piloti. Infatti tutti non hanno tirato, ma sono stati sempre alla ricerca del gap ideale, per evitare traffico o per evitare di rimanere bloccati in posizioni svantaggiose. Addirittura alcuni strateghi hanno deciso di sacrificare la gara delle seconde guide per permettere ai caposquadra di ottenere punti.
Un format sicuramente da rivedere, ma come ha detto Sainz, nelle interviste post gara, è poco racing, proprio perché alla guida sembrano esserci ragionieri e non piloti. Tuttavia, a Montecarlo, finché non verrà rivisto il layout, e creare finalmente un vero punto di soprasso, imporre due pit stop è l’unico modo per mescolare un po’ le carte.
Ma non è stato sufficiente. Anche se si sono visti sorpassi ai box: i primi 4 piloti arrivati al traguardo (Norris, Leclerc, Piastri e Verstappen) non hanno fatto bagarre e sono giunti esattamente così come sono partiti.
E se un tempo esisteva il motto “Non esiste curva dove non si può sorpassare”, ieri non è stato piacevole vedere piloti che per tutta la gara sono stati attendisti, come Verstappen che, nell’ultima parte di gara, ha aspettato fino all’ultimo istante per effettuare la seconda sosta obbligatoria, nella speranza di una safety car o della bandiera rossa che però non ci sono state.
Chi ama i motori nella stessa giornata ha avuto comunque un’altra opportunità: vedere una corsa vera, veloce ed emozionante. Infatti nello stesso giorno del Gran Premio di Montecarlo si corre un’altra gara prestigiosa negli Stati Uniti, a Indianapolis, dove si percorre la 500 miglia e dove si può assistere a ciò che molti vorrebbero vedere in F1.