Il Napoli ha accettato il suo destino e rimandato tutto all’estate: l’analisi del mercato
Qualcuno sarà rimasto deluso, altri sono invece soddisfatti. La politica del mercato del Napoli è stata chiara: evitare scelte irrazionali e rimandare tutto all'estate.

Il Napoli era senza alcun dubbio tra le principali osservate della sessione di calciomercato che si è appena conclusa. Dopo la prima metà di stagione per larghi tratti disastrosa, ci si aspettava che la società intervenisse per provare a mettere una toppa, anche bella grossa, e invertire la rotta per il proseguimento del campionato.
I campioni d’Italia sono lontani anni luce dai primi posti della classifica e inseguono un quarto posto che resta alla portata, ma che rimane a debita distanza. E dunque, ora che il dado è tratto, salvo improbabili sorprese dell’ultim’ora, andiamo ad analizzare nel dettaglio i movimenti del mercato del Napoli.
Napoli, il focus sul mercato
Il Napoli ha concluso il proprio mercato acquistando Mazzocchi, Ngonge, Traorè e Dendoncker, cedendo Elmas al Lipsia e prestando Zanoli alla Salernitana e Zerbin al Monza, e assicurandosi inoltre il giovane Popovic per la prossima estate. 25 milioni incassati e poco più di 20 spesi.
In poche parole, ha lasciato partire chi richiedeva più spazio e ha introdotto elementi che, almeno nelle intenzioni, possano tamponare fino a fine stagione. All’appello manca un difensore, colui che a detta di Mazzarri e De Laurentiis sarebbe dovuto essere una priorità. Invece, il pacchetto di centrali è rimasto intatto, lasciando forse un po’ di perplessità soprattutto alla luce di un possibile passaggio ad una difesa a tre.
I quattro acquisti conclusi dal Napoli in questa sessione presentano tutti una caratteristica comune: la duttilità. Come scrivevamo in un precedente articolo (leggi qui), gli azzurri sembrano nel pieno di un processo di transizione. Il passato parla di una squadra costruita per un 4-3-3, ma il presente e il futuro sembrano orientarsi verso un 3-4-2-1, o un qualcosa di molto simile. Le scelte della società allora si sono proiettate su profili in grado di inserirsi in entrambi i moduli.
Approvati in tal senso Mazzocchi, Ngonge e Dendoncker, tre calciatori che permetterebbero di passare anche in corso d’opera da un sistema all’altro. Al contrario, qualche riflessione in più bisogna farla su Traorè.
Traorè è una vecchia conoscenza della Serie A. Dopo essersi presentato al calcio con la maglia dell’Empoli ed essersi poi consacrato con quella del Sassuolo, da un anno e mezzo giocava in Premier League al Bournemouth. Giocava per modo di dire, dato che tra infortuni, scelte tecniche e malaria non scende in campo addirittura da settembre. Oltre alle incognite sulle condizioni fisiche, ci sarebbero poi quelle di campo. Traorè nasce trequartista, gioca come interno di centrocampo in un 3-5-2 ad Empoli e poi viene dirottato sulla fascia sinistra da De Zerbi.
Per collocazione tattica sostituisce Eljif Elmas, e nel Napoli potrebbe fare l’alternativa a Zielinski in un 4-3-3 o a Kvaratskhelia nel tridente offensivo. Ma se si passasse al 3-4-3 in pianta stabile e si rinunciasse così alla mezz’ala, dove mai potrebbe trovar spazio? In attacco quanto minutaggio potrà mai togliere al georgiano? E se dovesse essere quindi utilizzato come cambio degli ultimi 10 minuti, perché non concedere quel tempo a Lindstrom? In sintesi, l’acquisto di Hamed Traorè ha davvero un senso?
Sottovalutare la questione significa non comprendere il problema. Lo slot che l’ivoriano andrà ad occupare in lista costringe Demme a finire fuori rosa e, soprattutto, costringe il Napoli a rinunciare al difensore centrale, non avendo più caselle da poter riempire ad eccezione di quelle senza limiti per gli Under22. Ma non solo: in quanto extracomunitario, è anche il motivo che ha spinto Popovic a finire al Monza e che, ad esempio, ha precluso la possibilità di acquistare giocatori che sarebbero stati forse più funzionali, come Saša Lukic.
Siamo sicuri che il Napoli abbia calcolato tutto ciò e che non abbia concluso l’affare alla ceca, salvo poi trovarsi incastrato? Considerando anche che si parla di un giocatore in prestito con un riscatto da 25 milioni che difficilmente verrà pagato, si tratterebbe di una leggerezza piuttosto grave.
Napoli, che mercato è stato?
Il Napoli ha scelto una strategia conservativa, ha aggiunto buoni elementi che aumentano le soluzioni a disposizione di Mazzarri ma che non danno la sensazione di poter fare la differenza. Nessun grande colpo, nessun sensazionalismo, d’altronde si sa che a gennaio è difficile muovere i pezzi grossi.
Tra i tifosi c’è delusione ed è condivisibile, ma proviamo ad andare oltre le sterili contestazioni da bar. Che piaccia o meno, la linea stabilità dalla società ha un senso: cercare di salvare il salvabile con operazioni a costo contenuto e lasciare gli investimenti per l’estate, laddove, con il nuovo allenatore, si presume avverrà una vera e propria rifondazione. Soprattutto ha scansato il rischio di un Lindstrom-bis: investire su giocatori importanti che poi non sarebbero rientrati nei piani del prossimo tecnico.
È una politica che ha il sapore di una resa, ma che cela anche consapevolezza. Si è preso atto degli errori commessi e delle enormi difficoltà psicologiche in cui verte attualmente la squadra. Si accetta a malincuore il fallimento, si prende ciò che la stagione porta senza fare drammi e si va avanti. Si è considerato che probabilmente non sarebbe bastato un grande nome per risollevare da solo la situazione. Anzi, magari sarebbe stato addirittura deleterio prendere un giocatore di valore, caricarlo di pressioni ed immergerlo in un contesto simile. Per ripartire, il Napoli avrebbe bisogno di resettare, ma farlo in corso d’opera risulta complicato.
Piuttosto che farsi prendere dalla frenesia ed incorrere in ulteriori scelte controproducenti per l’oggi e soprattutto per il domani, si è stabilito di rinviare le decisioni all’estate. La scelta dell’allenatore farà chiarezza su quelle che saranno le esigenze tecniche e tattiche del nuovo Napoli, e da lì si pianificherà il futuro.
Condivisibile o meno, questa è la strada che ha deciso di imboccare la società e se sia giusta o sbagliata non spetta a noi dirlo. Tutte le scelte di questo mercato sono andate nella stessa direzione, eccetto una: il rinnovo di Matteo Politano, che a proposito di ragionamenti in prospettiva sembra c’entrarci ben poco. È stato un buon mercato? Si sfiora la sufficienza. Nel complesso sono stati presi tre giocatori funzionali, ma resta l’impressione che, al netto di tutto, dal Napoli, dai campioni d’Italia, ci si aspetterebbe qualcosa in più.
La certezza è che il tempo delle chiacchiere è terminato. Mazzarri sta per avere tra le mani nuovamente l’organico al completo e non ci saranno più attenuanti valide. Non resta allora che lasciar parola al campo e seguire gli sviluppi di questa stagione che, malgrado tutto, può avere ancora qualcosa da dire.