Lettera ad un Presidente di una squadra dilettantistica
Il ruolo di Presidente di una squadra di calcio dilettantistica è scomodo e difficile, perché lo è la gestione di quel mondo immenso.
Chi te lo fa fare Presidente?
Se fare il Presidente di una squadra di calcio professionistica è una attività, come stiamo cercando dimostrare con questa rubrica, complessa e rischiosa, il ruolo del patron nel mondo del calcio dilettantistico e giovanile, a mio avviso, è di certo più scomodo e difficile. Tanto che non augurerei di rivestirlo al mio peggior nemico.
Eppure non stiamo parlando di pochi, sparuti personaggi – assurti tra l’altro al ruolo di macchiette in film come “Il presidente del Borgorosso Football Club” – ma di migliaia di appassionati che sostengono il movimento.
I numeri
Qualche dato: nonostante il significativo impatto prodotto dall’emergenza sanitaria sui principali numeri dell’attività dilettantistica e giovanile, anche in considerazione della prolungata interruzione delle competizioni, il settore continua a rappresentare dal punto di vista delle dimensioni dell’attività il principale movimento sportivo in Italia.
Nel 2019-2020 si contano un totale di 11.816 società e 62.118 squadre; il numero complessivo di calciatori tesserati è pari a circa un milione, di cui il 64,5% attivo nei campionati di livello giovanile.
Non bisogna neppure dimenticare l’universo delle risorse umane coinvolte (e da governare) nell’attività di calcio dilettantistico e giovanile: al 30 giugno 2020, si contano un totale di 14.771 tecnici (allenatori, medici e massaggiatori) tesserati per società dilettantistiche, ai quali si aggiungono 221.324 dirigenti, suddivisi nelle seguenti categorie: accompagnatori (88.112), consiglieri/soci (34.276), dirigenti/allenatori (15.306) e altre figure presenti negli organigrammi (83.630).
Un mestiere rischioso
Lo ripeto, però: si tratta di un mestiere difficile e rischioso.
Innanzitutto per un motivo economico. Fare il Presidente di una società sportiva, seppur dilettantistica, vuol dire canalizzare i guadagni delle proprie attività, lecite o, come dimostrato dalla cronaca, spesso illecite, nell’associazione che si guida.
E non esiste un solo Presidente nel mondo del calcio dilettantistico che rilevi un profitto economico anche di un solo euro da questa distrazione dei propri risparmi.
In secondo luogo, in un mondo che vive di false illusioni di pseudo-professionismo, il ruolo del Presidente comporta anche un enorme dispendio di energie psico-fisiche per la gestione dei rapporti sociali all’interno di micro-comunità in cui l’opinione pubblica, specialmente quella di piccoli paesi, focalizza attenzioni eccessive sul personaggio aspettando solo un presunto passo falso per vomitare menzogne e ricostruzioni ad personam, senza nemmeno conoscere i fatti e le verità, col solo fine di denigrare.
Può capitare, ad esempio, che i calciatori cambino modo di parlarti e di salutarti solo se ritardi il pagamento di quello che dovrebbe essere un rimborso spese e invece, spesso, è un vero e proprio stipendio. Poco importa se il ritardo è conseguenza di una promessa non adempiuta da un potenziale sponsor o da un semplice ritardo nell’arrivo di un bonifico. Si tratta di dilettanti ma ragionano come professionisti e si sentono autorizzati a rilasciare affermazioni, anche i più giovani (ma, in questo caso, la responsabilità è anche dei genitori), come fossero dei piccoli fenomeni del football.
Breve excursus
Ho incontrato calciatori che hanno costruito la richiesta di un mutuo bancario su questo rimborso spese, altri che prima di una partita ti minacciano chiedendoti l’assegno altrimenti non giocano.
Avendo avuto anche un trascorso da calciatore dilettante penso a quanto era davvero genuino giocare solo per la voglia di divertirsi!
E che dire di tutti quei personaggi, che definirei “trafficoni”, che, seppur senza alcun incarico societario, gironzolano in quei contesti per mercanteggiare il collocamento e la proprietà del cartellino dei ragazzi?
Ritornando ai Presidenti
Non abbiamo parlato delle responsabilità legate alla salute dei calciatori, nonché di quelle fiscali determinate spesso dall’utilizzo delle società sportive come “lavatrici” di ricavi a nero delle proprie aziende.
Non mi stancherò mai di ricordare che il mondo del calcio dilettantistico potrebbe raddrizzarsi se tutti i Presidenti (tutti!!) la smettessero di promettere soldi a vanvera ai giocatori e se tutti i calciatori si ricordassero di essere dilettanti e prendessero la loro attività sportiva come hobby e non come seconda, ed a volte prima, attività lavorativa.
Gentlemen agreement solution
Si potrebbe pensare, a tal riguardo, ad un gentlemen agreement tra tutte le società del calcio dilettantistico che, magari sotto l’egida della federazione di appartenenza, sottoscrivino un codice morale che imponga il rispetto di regole stile “fair play finanziario” in base alle quali le società si impegnano a rispettare dei tetti massimi sui rimborsi spese (e non stipendi) ai giocatori.
Avremmo più gente che si dedicherebbe alla gestione di associazioni calcistiche e giocherebbe solo chi ha veramente voglia di divertirsi.