Beppe Savoldi: il culto del gol

Il 18 dicembre 1977 Savoldi siglava il primo poker azzurro. Riprendiamo l'esperienza del bomber bergamasco in chiave moderna.

Articolo di Lorenzo Maria Napolitano18/12/2021

foto Beppe Savoldi

Correva l’anno 1933. Sono passati tre anni dal primo campionato mondiale della storia. Oltre ad organizzare la manifestazione del 1934, l’intero mondo del calcio è, involontariamente, impegnato a porre le basi dell’edificio del calcio moderno. Ciò non in tutti i paesi, ovviamente. Nelle nazioni calcisticamente più sviluppate inizia a nascere la viscerale passione nei confronti del gioco, in altri, invece, si dovrà aspettare ancora qualche anno. Mentre negli Stati Uniti viene abolito il proibizionismo ed il Presidente Roosevelt avvia la politica del New Deal, In Italia, un romantico tifoso della Triestina – fondata poco più di un decennio prima – decide di raccontare il calcio come manifestazione di partecipazione e coesione collettiva. Il suo vero nome è Umberto Poli, ma verrà riconosciuto da tutti come Umberto Saba. Suo pseudonimo.

L’autore dedicherà cinque opere al gioco: quella che chiuderà la collezione sarà intitolata “Goal“. Il componimento vuole scindere le emozioni che riempiono le anime dei calciatori nel momento principe del gioco: il gol, appunto. E, Mentre il portiere punito “contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce” l’autore della rete emana allegria fino agli spalti. Nulla, nemmeno le guerre, da quel momento, priveranno la gente dall’esultare per un gol. Un pallone che supera, interamente, una linea spessa poco più di 3 centimetri diventerà l’atto capace di far vibrare di passione ogni angolo della terra. Inevitabilmente, il realizzatore di questo, gode del nobile privilegio d’entrare velocemente nel cuore dei suoi tifosi. Più velocemente rispetto a chiunque altro.

Con l’emersione della figura del calciatore professionista, iniziano a correre nei campi da calcio veri e propri atleti preparati per sostenere gli sforzi richiesti per questo sport. Ognuno specializzato ed allenato per ricoprire un determinato ruolo in una suddetta zona. Il compito di segnare: un ruolo difficile per un riconoscimento eterno. Faranno breccia nel cuore dei tifosi Josef Bican, Uwe Seeler, Alfredo di Stefano, Pelè. Le prime vere e proprie macchine da gol. Anche se, per gli ultimi due citati, “macchine da gol” può sembrare riduttivo.

Ci sono stati calciatori capaci di segnare reti centinaia e centinaia di volte, Pelè addirittura, secondo maggior parte degli appassionati, ha raggiunto le quattro cifre. Da sempre il ruolo del cannoniere, del goleador, emana fascino sin da bambini. Ognuno nasce con l’idea di diventare un grande attaccante, perché, diciamocelo, a chi non piacerebbe giocare così vicino la porta e provare a segnare più volte in una partita. Già, perché se hai qualcosa in più, non cerchi solamente un gol. Arriverai davanti al portiere più e più volte. Arrivare alla prima doppietta segnata nella storia è impossibile, ha origini troppo antiche il calcio per poter permettere oggi un dato del genere. Nemmeno una tripletta o un poker sono riconducibili al primo calciatore ad aver realizzato tale obiettivo.

Se nella storia del calcio è impossibile, nella storia del Napoli è fattibile. Il primo calciatore del Napoli a realizzare un “poker” in una partita è stato Giuseppe Savoldi. E, proprio oggi, nel 1977, realizzava quattro reti ai danni del Foggia. Nel corso degli anni si sono susseguiti una serie di successi del genere, soprattutto in quest’epoca in cui abbiamo assistito al dualismo Messi-Ronaldo. Nel Napoli, però, fino al 2016, l’unico capace di insaccare il pallone alle spalle del portiere per ben quattro volte in una partita era stato proprio Savoldi.

MERTENS EGUAGLIA SAVOLDI

Il destino – anzi, molto più suggestivo pensare al Dio del calcio – a volte disegna storie assurde. Se il 18 dicembre 1977, Savoldi segna il primo poker nella storia del Napoli, il 18 dicembre del 2016, viene raggiunto da Dries Mertens, che rifila 4 gol al Torino, con un gol di “maradoniana memoria“. Oltre ad essere uno dei calciatori con più presenze nella storia del Napoli, il miglior realizzatore e “Ciro”, Mertens e anche l’unico calciatore dopo Savoldi ad aver gonfiato quattro volte la rete in una singola partita. Era un calcio diverso quello: Savoldi un bomber di razza, Mertens un falso nove.

Nel mio poker ci furono due rigori, quindi Mertens è stato più bravo. Adesso gli auguro di fare cinque così intervisterete Fonseca” dirà l’ex bomber lombardo.

NON TANTO DIVERSO DA OSIMHEN

Beppe Savoldi arrivava dal Bologna, ed arrivava da calciatore già affermato. Come di consueto di un Napoli tra gli anni cinquanta e novanta: sempre alla ricerca della stella che facesse riempire lo stadio ogni domenica. Se la nostra storia non è gloriosa di trofei, il motivo è legato al fatto che ai campioni acquistati non veniva affiancata una squadra degna. Sebbene fosse un calcio diverso, all’epoca successe qualcosa che avverrà di nuovo nel 2019, quando ci sarà l’acquisto di Osimhen.

Savoldi era stato valutato 1,6 miliardi di lire, in più passarono alla squadra rossoblù Clerici e Rampanti, valutati complessivamente 600 mila lire. Per un totale di un acquisto dal valore di ben 2 miliardi. Un record assoluto per quel tempo. Cifra talmente importante da far affibbiare all’attaccante l’appellativo di “Mister 2 miliardi“. Sulle spalle di un calciatore così profumatamente pagato, pesa il macigno dell’aspettativa da parte dei tifosi, che sin dal primo giorno vogliono faville. Storia non diversa da quella del nigeriano Victor Osimhen. Pressato da subito per il costo – esorbitante secondo alcuni – del suo cartellino e del valore che gli è stato attribuito.

Un record che fa scandalizzare e infuriare tutti i giornali del Nord, che accusano Napoli di pensare più al calcio che al colera, che in quel periodo faceva molte vittime tra la popolazione cittadina, tanto da indagare, con un’interrogazione parlamentare, sui fondi utilizzati dalle squadra di calcio per acquistare i calciatori.

È un Napoli che vuole vincere lo scudetto, quello del 1977/1978, e con Savoldi si candida come protagonista.  L’entusiasmo è irrefrenabile, per lui verranno sottoscritti 75.000 abbonamenti, un record per le casse del Napoli: tre miliardi di lire, ripagando con gli interessi l’investimento fatto da Ferlaino. Ma non c’è stata la giusta congiunzione astrale. Quella arriverà con un altro fenomeno quasi vent’anni dopo. Savoldi non riesce a garantire la prolificità che lo aveva contraddistinto. Il primo anno non segna quanto ci si aspettava. Iniziano a piovere critiche nei confronti dell’attaccante bergamasco.

La pioggia di critica s’è scagliata pure su Osimhen. Inutile, però, tornare ad esplicarne i – futili – motivi. Ciò che hanno in comune i due diversissimi attaccanti e che, entrambi, arrivano a seguito di un investimento da record, senza rispettare – subito – le aspettative. Alla fine con Savoldi non arriverà lo scudetto, e non sapremo se arriverà con Osimhen, ma i due, nel tempo, hanno dimostrato di essere grandi attaccanti. Spazzando via le critiche premature nei loro confronti. Provenienti – il più delle volte – da tifosi che non riescono a scindere il cuore del tifoso dalla mente dell’osservatore.