Come gioca Luis Enrique e le differenze col Napoli di Spalletti
Andiamo a scoprire come gioca Luis Enrique, tra i nomi del possibile futuro allenatore del Napoli, analizzando la sua più recente esperienza.

©️ “LUIS-ENRIQUE” – FOTO MOSCA
Luis Enrique al Napoli, questa è la voce che rincorre nelle ultime ore, che vuole lo spagnolo prossima guida tecnica degli azzurri al posto di Spalletti. Ma perché proprio lui? Per come gioca, per il suo modo d’intendere il calcio che può proseguire il disegno tecnico del club. Ma perché come gioca Luis Enrique? Lo possiamo scoprire analizzando la sua più recente esperienza.
Luis Enrique è noto per il suo stile di gioco basato sul possesso palla e un attacco dinamico, mirato a dominare l’avversario e creare occasioni da gol. La sua ultima Spagna ha adottato principalmente un modulo 4-3-3, simile a quello utilizzato con successo durante il suo periodo al Barcellona, dove ha vinto tutto. Tuttavia, ha dimostrato anche flessibilità tattica, adattando il sistema di gioco in base alle esigenze della squadra.
In fase di possesso palla, la squadra di Luis Enrique si organizza con un sistema 2-3-2-3. I difensori centrali si spostano in avanti per partecipare alla costruzione dell’azione, mentre i terzini si posizionano sulla stessa linea del centrocampista difensivo. Le mezz’ali si collocano in zona di rifinitura, mentre gli esterni d’attacco si avvicinano alla punta centrale. Durante la costruzione dell’azione, la squadra preferisce giocare la palla a terra e cerca di superare le linee difensive avversarie con passaggi precisi e movimenti senza palla.
Una delle caratteristiche distintive del gioco di Luis Enrique è l’importanza data alla lateralità. Gli esterni difensivi e offensivi svolgono un ruolo chiave nella squadra, alzando la loro posizione e creando numerose situazioni di pericolo lungo le fasce. Nella zona di rifinitura e finalizzazione, la squadra si concentra su movimenti senza palla e scambi rapidi. L’attaccante centrale può giocare di sponda per le mezz’ali e gli esterni, mentre questi ultimi cercano di liberarsi alle spalle dei centrocampisti avversari. Si prova a finalizzare le azioni in modi diversi, attraverso tiri dalla distanza, situazioni di uno contro uno e sovrapposizioni.
In fase di non possesso palla, si schiera principalmente con un sistema 4-1-4-1, ma rimane flessibile. Gli undici eseguono un pressing offensivo nella metà campo avversaria, cercando di vincere duelli individuali e mettendo pressione sul portatore di palla avversario. In difesa, ci si posiziona in modo compatto ed alto, cercando di recuperare il pallone il più velocemente possibile.
Nelle transizioni, sia positive che negative, Luis Enrique vuole che la squadra cerchi di agire velocemente. Quando recupera il possesso, cerca di verticalizzare rapidamente e attaccare la porta avversaria. Durante le transizioni negative, bisogna recuperare immediatamente il pallone nella zona in cui lo si è perso o eseguire un fallo tattico per permettere al resto dei compagni di sistemarsi.
Nei calci piazzati, adotta strategie che coinvolgono il salto di cinque giocatori. Durante gli angoli a favore, si posizionano giocatori verticalmente sulla linea del primo palo e al livello del dischetto del rigore. Si cerca spesso di effettuare una giocata corta seguita da un cross a rientrare. Durante gli angoli, vengono lasciati anche due giocatori al limite dell’area per eventuali ripartenze o tiri da fuori.
Come giocava il Napoli di Spalletti
Spalletti ha utilizzato principalmente il modulo 4-3-3 come base, adattato al 4-2-3-1 a seconda delle esigenze della squadra.
Durante la costruzione del gioco, il Napoli si concentra sulla costruzione dal basso, coinvolgendo i difensori centrali e i terzini. Gli esterni d’attacco si spostano sulla trequarti, mentre uno dei difensori scarica la palla al centrocampista centrale che si è abbassato. Da qui, vengono create combinazioni di gioco attraverso scambi veloci, triangolazioni e sovrapposizioni per creare superiorità numerica e opportunità di tiro.
Il Napoli sfrutta le fasce (lateralità) per creare spazi e situazioni di uno contro uno, con le sovrapposizioni dei terzini come elemento costante. La finalizzazione avviene principalmente attraverso i tiri degli esterni d’attacco da dentro l’area, sfruttando le triangolazioni e il movimento della punta per creare spazi. Anche i tiri dal limite dell’area sono una possibilità, grazie allo spazio creato dalle azioni precedenti.
In fase di non possesso, il Napoli utilizza il pressing come prima azione difensiva, cercando di costringere gli avversari a commettere errori o a lanci lunghi. La squadra si compatta dietro la linea della palla quando perde il possesso, cercando di evitare spazi e superiorità numerica pericolose per gli avversari.
Il Napoli è pericoloso nei contropiede grazie alla velocità e alla fisicità dei suoi giocatori. Dopo il recupero palla nella propria metà campo, la squadra cerca di verticalizzare rapidamente verso la punta o coinvolgere gli esterni e le mezzali in azioni di attacco. In fase difensiva, il Napoli cerca di riaggredire il portatore di palla e si compatta per evitare spazi pericolosi.
Il futuro con Luis Enrique
È evidente che sia Luis Enrique che Spalletti condividono una visione di gioco orientata all’attacco e alla ricerca di situazioni di pericolo, pur adattandosi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione.
La possibile introduzione di Luis Enrique al Napoli potrebbe portare un maggiore focus sul possesso palla e un’organizzazione più strutturata nelle fasi di costruzione dell’azione. La lateralità potrebbe diventare un elemento chiave nel gioco del Napoli, con gli esterni difensivi e offensivi che svolgono un ruolo importante nello spostamento del gioco lungo le fasce. Inoltre, l’attaccante centrale (Osimhen) potrebbe essere coinvolto maggiormente nelle azioni di sponda e nel gioco di combinazione con le mezz’ali e gli esterni d’attacco.
Tuttavia, è importante considerare che l’adattamento del gioco di Luis Enrique al Napoli dipenderà dalle caratteristiche dei giocatori presenti nella squadra e dalle scelte tattiche di Enrique stesso. L’implementazione di nuove idee e strategie richiederà tempo e un periodo di adattamento per i giocatori e lo staff tecnico. Sarà interessante vedere come il Napoli si evolverà con un nuovo allenatore e quali innovazioni porterà il calcio di Luis Enrique al club partenopeo.