Lo Bello: “Il Var è un assistente, non può e non deve sostituirsi all’arbitro”
L'ex arbitro internazionale Rosario Lo Bello ha commentato gli episodi principali di giornata nel secondo appuntamento di "Lo Bello del Var".

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Torna l’appuntamento con la nostra speciale rubrica “Lo Bello del Var” in cui andremo a ripercorrere, in compagnia dell’ex arbitro internazionale Rosario Lo Bello, gli episodi più piccanti del weekend calcistico italiano.
Rosario Lo Bello ha commentato in apertura il calcio di rigore concesso, nel finale di gara, all’Inter contro il Venezia. Tocco di mano di Haps in area: l’arbitro Marinelli, coperto, va a rivedere l’azione al Var e indica il dischetto.
La parte più strana dell’episodio, però, è stata la reazione del direttore di gara dopo il richiamo da parte degli addetti al Var, che erano Irrati e Carbone. Mentre si è avvicinato al monitor in campo ha urlato “va a ca**re” e l’on-field review è stata velocissima. Quasi inesistente: “L’arbitro in quanto essere umano è geneticamente imperfetto. Avere uno scatto di tensione è una cosa normalissima. L’ha detto sicuramente a sé stesso, non ce l’aveva con nessuno. Nessuno può immaginare quanta ansia possa accumulare un arbitro in quasi cento minuti. L’utilizzo del Var è stato corretto: una collaborazione perfetta. Giusto segnalare il calcio di rigore a favore dei narazzurri. L’importante resta non invadere la sfera decisionale del direttore di gara. Il Var è un assistente, non può e non deve sostituirsi all’arbitro“.
Lo Bello ci ha poi esposto il suo pensiero sul report condotto dall’AIA che ha evidenziato come sia diminuito vertiginosamente il numero degli aspiranti nuovi direttori di gara. Un dato allarmante per l’intera classe arbitrale, derivante soprattutto dalla paura relativa ai rischi legati al mestiere, in particolare sui campi di periferia e delle serie minori: “Ci sono tanti ragazzi che la domenica mattina vanno ad arbitrare in macchina o in treno e devono chiedere i soldi al papà per raggiungere il campo di gioco. Non è detto che tutti i genitori siano disponibili ad assecondare questo tipo di attività. Adesso hanno velocizzato i rimborsi, ma i problemi restano.
Non tutte le famiglie possono permettersi di anticipare soldi, magari anche per quattro trasferte al mese. I ragazzi fanno tante rinunce e per giunta rischiano di trovare un ambiente ostile, anche da parte di allenatori e dirigenti. Peggio ancora se l’atteggiamento negativo arriva da un calciatore: in campo facciamo le stesse cose con un ruolo diverso, bisognerebbe essere sempre solidali. Si può avere anche una passione immensa, ma spesso si viene scoraggiati fin da subito.
L’arbitro rappresenta la federazione e l’osservanza delle regole e dev’essere sempre rispettato, in qualsiasi categoria. Il direttore di gara ha l’obbligo di presentarsi nel modo migliore: ai miei tempi mi recavo allo stadio in giacca e cravatta, anche ad agosto. L’autorevolezza è data anche dal primo colpo d’occhio e dal primo fischio in campo“.
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