©️ “SOUSA – SALERNITANA” – FOTO MOSCA
Sousa, portoghese di nascita e viaggiatore del calcio per vocazione, ha tracciato la sua carriera con passi misurati, dando vita a un balletto sinfonico che ha incantato gli occhi degli spettatori. Il suo mantra è sempre stato l’eleganza e la bellezza del gioco.
Con un passato glorioso da calciatore, Sousa ha affinato il suo istinto tattico e la sua sensibilità calcistica in alcuni dei club più prestigiosi del Vecchio Continente. Dalla Juventus al Borussia Dortmund e all’Inter, ha imparato dai maestri del calcio e ha saputo assorbire la loro sapienza come una spugna assetata, arrivando a vincere la Champions League per due anni di fila, con due società diverse.
La sua transizione verso la panchina è stato un naturale proseguimento della sua passione per il gioco. Nel ruolo di allenatore Sousa sta cercando di distillare la sua essenza, consentendo alle sue idee di fluire attraverso i giocatori come una melodia. La sua impronta tecnica e filosofica si è fatta apprezzare in Italia quando ha plasmato a sua immagina e somiglianza prima la Viola e poi la Salernitana.
La sua scelta è quella di concentrarsi sulla costruzione del gioco e sulla precisione tattica, piuttosto che sull’impeto e l’aggressività (che pure non gli faceva difetto da calciatore): i passaggi precisi, il possesso di palla come strumento di dominio, l’armonia dei movimenti, tutto è perfettamente orchestrato. Ogni dettaglio è accuratamente pianificato, ogni mossa studiata a fondo.
Questo architetto del gioco considera il calcio come una forma d’arte, in cui ogni singolo dettaglio è di fondamentale importanza. È un estimatore della bellezza pura, della perfezione estetica che può essere raggiunta solo attraverso l’equilibrio e la simmetria. I suoi giocatori diventano pennelli telecomandati dalla panchina, il campo da gioco diventa una tela bianca su cui dipingere il suo capolavoro.
La sua ricerca si estende anche all’aspetto emozionale del gioco. La sua empatia gli permette di costruire solide relazioni e di creare un clima di fiducia reciproca, ingrediente essenziale per ottenere il massimo dalla squadra. Vuole che i suoi giocatori sentano il calcio, che vivano ogni attimo come se fosse l’ultima battuta d’ala di una sinfonia. A Salerno il suo lavoro è stato quello di tirare fuori il meglio da ogni giocatore, di alimentare la fiammella che arde nel profondo di ogni atleta.
In un’epoca in cui la frenesia e l’immediatezza sono dominanti, Paulo Sousa ci ricorda che nel calcio c’è sempre spazio per la bellezza e l’eleganza.
E pensare che abbiamo temuto di vedercelo scippato dallo scaltro Aurelio che poi ci ha, inaspettatamente, restituito il nostro leader, riconducendo il figliol prodigo tra le braccia della sua gente.
La Salernitana, con il suo allenatore, è pronta a scrivere una nuova pagina della sua Storia, e potremo goderci le sue creazioni e aspettare ansiosamente, proprio qui a Salerno, il prossimo capolavoro dell’architetto del calcio contemplativo.
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