VIDEO – Napoli (ri)saluta il suo D10: la fotocronaca della serata
Il racconto, le foto più belle ed i video più emozionanti della serata in cui Fuorigrotta si è (ri)tinta di rosso per il suo Dio, Diego Armando Maradona.
Un rosso di passione ha bruciato intorno lo stadio Diego Armando Maradona per salutare, in occasione del secondo anniversario dal giorno della morte, il Dio del calcio. Appuntamento previsto difronte la Curva B alle 21:00, migliaia di tifosi hanno impugnato delle torce per creare una melodia di questo colore che contornasse quanto più stadio possibile. Una serata ricca di emozioni, passione, e che ha avuto come protagonisti anche il giornalista di Sky Gianluca di Marzio, e il figlio del Pibe de Oro Diego Jr. Tra cori e fotografie, entrambi, per modi diversi, hanno ricevuto il meritato affetto da parte di questa città.
Una serata tappezzata di canti e di lacrime verso chi è riuscito ad unire non solo il popolo argentino a quello italiano, i porteños ai napoletani, ma tutto il mondo del calcio grazie ad una carriera memorabile. Come dal 2020 ad oggi, non solo adulti, anziani, e persone che grossomodo hanno uno sbiadito ricordo si sono dirette fuori lo Stadio, ma anche tantissimi ragazzi che hanno avuto la sfortuna di poter intonare “Diegoo, Diegoo” troppo tardi. Dimostrazione dell’immortalità di un uomo che è uscito dalla sfera del profano per bussare alle porte del sacro, entrandone a far parte.
Vittima, con ogni probabilità, dell’invidia degli Dei, di cui si accenna nella tradizione greca, concetto caro allo storico Erodoto. φθόνος τῶν θεῶν: “Le divinità invidiose non tolleravano che gli umani si avvicinassero alla natura divina e perciò, quando questi si fossero spinti al di là dei limiti stabiliti, venivano puniti con la morte o privati della loro gloria”. Ecco perché l’hanno richiamato a sé così presto. Tuttavia, Diego con un ultimo guizzo vincente ha dribblato anche Kronos, il Tempo. Il campione argentino si è guadagnato l’immortalità: il suo ricordo riecheggerà per sempre.
“Ricordo bene Diego – ci disse Darwin Pastorin – durante gli allenamenti: era uno spettacolo vederlo. L’impressione era di avere a che fare con un calciatore che accarezzava le nuvole. Poi era divertente. Gli dissi che mio figlio Santiago voleva fare il portiere. Si rivolse alla telecamera e disse: “Non fare il portiere, che quelli sono tutti tristi”. Era piacevole parlare con lui perché non era mai banale. Era commovente, travolgente, tutto. Dopo un anno lo piango e lo rimpiango”.
Ebbene, c’è chi davvero ha goduto, da più vicino o da più lontano, delle gesta di Diego Armando Maradona. Un vento argentino ha cambiato i connotati della città più controversa d’Italia, permettendo a chiunque, per quanto possa sembrare eretico, di poter cantare e saltare sulle note di un canto che ha fatto vibrare la terra…