Da Ciro Esposito alle guerre per le curve: si continua a «patteggiare»

Caso curve: «Con l’esempio che ci viene dall’alto, perché stupirsi del marcio che c’è in basso?». Già: perché. 

Articolo di Roberto Beccantini14/10/2024

Tutto era già cominciato, ma molto ricominciò quella sera, la sera del 3 maggio 2014 a Roma, nei pressi dello stadio Olimpico e poi all’interno, in occasione della finale di Coppa Italia tra il Napoli di Rafa Benitez e la Fiorentina di Vincenzo Montella. Vinse il Napoli, 3-1. Ma questa è cronaca, non storia.

La storia è un’altra. La storia sono loro, gli incidenti che scoppiarono prima della partita e costarono la vita a un tifoso partenopeo, il trentenne Ciro Esposito, ferito al petto dal proiettile di un ultrà romanista, Daniele De Santis. Un pretesto, l’odio lo trova sempre. Ciro sarebbe deceduto il 25 giugno al Policlinico Gemelli.

Ecco: di quel giorno, di quel caos e di quella guerriglia rimarranno fisse nella memoria le immagini di Giuseppe Pecoraro, prefetto della capitale, che si porta sotto lo spicchio napoletano per trattare l’armistizio. Dal basso, sulla pista, Pecoraro. Dall’alto, sporgente dalla balaustra, niente meno che Genny ‘a carogna. Su «il Fatto quotidiano» del 12 maggio 2014 Valeria Pacelli riassumeva così quei minuti sconci e febbrili:

«Per quanto nessuno voglia pronunciare questa parola, anche sabato scorso, in una Roma dove ci si sparava per una rivalità calcistica, si è parlato di trattativa con gli ultrà. E neppure questa volta è stata data una risposta chiara ai cittadini. […] Anzi, per confondere meglio, vengono fornite due spiegazioni contrapposte. Nei confronti di Genny ‘a carogna, alias Gennaro de Tommaso, ultrà napoletano, infatti la trattativa c’è stata. A far giocare il match Napoli-Fiorentina, dopo il ferimento di Ciro Esposito, sono stati gli ultrà. Tutti sanno che, se questo gruppo non avesse voluto», col cavolo che si sarebbe giocato.

Inoltre: «Genny ‘a carogna giustamente paga. Paga per aver parlato con Marek Hamsik, che in quel momento faceva da mediatore con i tifosi. Per la Lega Calcio il giocatore è stato minacciato. Per lo Stato, no. Nel dubbio, Hamsik non interviene: lui gioca a calcio e non esprime opinioni. Genny ‘a carogna giustamente paga soprattutto per quella maglietta orribile: “Speziale libero” (Antonino Speziale, l’ultrà che assassinò l’ispettore di polizia Filippo Raciti il 2 febbraio 2007 a Catania); riceve un daspo di 5 anni e viene indagato dalla procura di Roma».

E attenzione: «Se invece ci si riferisce alle istituzioni, la versione cambia: per il ministro Angelino Alfano, per il prefetto Giuseppe Pecoraro e per il questore Massimo Mazza trattativa non c’è stata. A nulla servono le motivazioni di condanna alla società del Napoli da parte del Giudice sportivo che invece ritiene non solo che trattativa ci sia stata, ma aggiunge anche l’oggetto: “Se giocate, invadiamo il campo”». E invasione fu, al termine.

Il gran finale: «Per quanto riguarda lo Stato, in tal caso nessuno paga. Anzi si fa la voce grossa e si inaspriscono le misure contro le tifoserie. Nessuno si vergogna pubblicamente per quella scena che abbiamo servito, anche stavolta, agli occhi del mondo. Gli agenti e le istituzioni che si scomodano per parlare con Genny, che con un semplice gesto azzittisce o scatena una curva. E si piegano di fronte a questa forza».

Le guerre e le alleanze tra le curve, dalla Juventus alle milanesi, gli incidenti di Genoa-Sampdoria di coppa; la droga, i biglietti, i parcheggi; la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta; gli omicidi; gli allarmi di Roberto Saviano; Luciano Spalletti versus Simone Inzaghi; Nando Dalla Chiesa che, su «il Fatto», canta «fuori i 2000 violenti, dentro le scolaresche». E Pecoraro, da prefetto a procuratore federale. Non più, per fortuna. Wole Soyinka, drammaturgo nigeriano, premio Nobel per la letteratura nel 1986, ha scritto: «Con l’esempio che ci viene dall’alto, perché stupirsi del marcio che c’è in basso?». Già: perché.

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