Juan Jesus si racconta: “Io come Lucio, dribblavo tutti. Napoli è simile al Brasile”
Juan Jesus ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla sua carriera e la sua avventura al Napoli: queste le sue parole.

Juan Jesus, ormai al suo terzo anno a Napoli, maglia con la quale ha ottenuto 78 presenze, si è concesso ad un intervista a Betsson Sport, sponsor della società azzurra. Il difensore brasiliano ha raccontato la sua carriera e si è soffermato sulla sua esperienza partenopea.
Juan Jesus: “La prima volta al Maradona è stato bellissimo”
Queste le parole di Juan Jesus: “Come mi descriverei? Divertente, giocoso e… quando si deve fare il serio, faccio il serio! Quando c’è da lavorare. L’emozione della prima volta al Maradona? È stato bellissimo. Nello stadio ci avevo già giocato tante volte da avversario, ma con la maglia del Napoli si sente quanto è bello, con la carica dei tifosi… una sensazione bellissima”.
Hai un rito scaramantico?
“Credo in quello che faccio in allenamento e poi nella partita cerco di mettere in campo quello che abbiamo fatto in settimana. La scaramanzia nel calcio per me è all’ultimo posto, io credo nelle qualità, nella squadra. Se servisse la scaramanzia a vincere, allora non ci sarebbe neanche bisogno di allenarsi”.
Un momento importante della tua carriera?
“Non avevo mai ambito di arrivare in Italia. Ho sempre pensato che avrei avuto una carriera media. Quando sono arrivato a 18 anni in prima squadra all’Inter di Porto Alegre, avevo già vinto la Libertadores, così mi sono detto: voglio ambire a qualcosa in più. Ho fatto 5 anni bellissimi all’Inter, 5 anni bellisimi alla Roma, adesso sono qua a Napoli da tre anni, ho vinto lo scudetto, penso di aver fatto una bellissima carriera”.
In quale calciatore ti identifichi?
“Io all’inizio ero simile a Lucio, per me era un punto di riferimento. In Nazionale da giovane ci paragonavano, forse perché ero un po’ più alto, forte fisicamente, rubavo palla, dribblavo tutti. Poi abbiamo giocato insieme all’Inter, per me è stato un onore. Oggi somiglio più a Juan che giocava nella Roma, che è più cauto, più tattico, più tecnico. Dopo 10 anni di carriera si cresce, si impara, mi tengo loro due come punti di riferimento. Loro hanno vinto tutto”.
Le tue esperienze nelle città di Roma, Milano e Napoli?
“Aver vissuto la gioia dello scudetto a Napoli dopo 33 anni, vedere la gioia delle persone… sono ricordi che avrò per sempre, per tutta la vita. Ogni città ha la sua storia, Milano è un po’ più piccola da girare, Roma è enorme, Napoli è un po’ più simile al Brasile, le persone sono accoglienti, c’è unione. Sono tre città bellissime”.
Quando hai capito che avresti potuto vincere lo Scudetto col Napoli?
“La partita che ci ha dato ancora più certezze è stata contro la Juventus, quando ha segnato Raspadori. Eravamo già vicini al traguardo, il secondo posto era lontanissimo ma lì abbiamo avuto la fiducia che nessuno poteva toglierci quel sogno, che quella cosa stava per accadere”.
Il tuo piatto napoletano preferito?
“Quello italiano la cacio e pepe. A Napoli mi piace la mozzarella, è buonissima. Poi qui siamo vicini al mare: il pesce, il fritto, ma queste cose le evito un po’. Però mangio tutto. La pizza sicuramente, anche una semplice margherita è buonissima”.
Idolo brasiliano?
“Lucio. Negli anni in cui andava fortissimo al Bayern Monaco, per me era una leggenda. Ho avuto il piacere di giocare e allenarmi con lui, ho coronato il mio sogno. L’ho seguito per tanti anni. Per la carriera che ha fatto, i trofei che ha vinto, il triplete con l’Inter”.